The Medium approda su PS5, e la nostra recensione non poteva di certo mancare. Un po’ per continuità, vista la precedente esperienza con Xbox Series X, un po’ per curiosità, viste le novità riservate per la next gen di casa Sony. Il “grosso” delle novità arriva dal DualSense, e in particolare da feedback aptico, trigger adattivi e sensore di movimento. DLC e contenuti “esclusivi”, a distanza di un anno potevano anche arrivare. E non sono arrivati.
Ci troviamo, quindi, davanti a un “copia e incolla”, con un plus esperienziale fornito dal controller. Non indifferente, questo è indubbio, ma che non fa primavera. Nonostante questo, lo abbiamo rigiocato nuovamente, per cercare di capire come e se cambia l’esperienza generale di gioco, anche in chiave immersione. Il risultato è che lo abbiamo (ri)finito, “divorandolo” letteralmente .
A nostro avviso a giocato molto il fattore console, visto il paragone con alcuni mostri sacri del passato. Il ricordo ai vari Silent Hill e alla storica trilogia di Resident Evil è inevitabile, e con esso il fattore catartico. Non lo annoveriamo, di certo, tra i punti di forza del titolo, visto che si tratta di considerazioni soggettive e che lasciano il tempo che trovano. Ma il fattore empatia è stato più forte su PS5 che su Xbox Series X.
Abbiamo, però, notato delle pesanti involuzioni e alcune “strane” scelte. Come quella, ad esempio, di non adottare il ray tracing e puntare alla risoluzione, con tutte le conseguenze del caso. Perplessità a parte, il tempo dedicato alla nostra consueta premessa si esaurisce qui. Vi lasciamo alla recensione di The Medium, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console PS5.
Come cambia il gameplay con il DualSense?
Ci sono giochi che con il DualSense acquistano un carattere, altri che, invece, trovano una ragione di esistere, e altri ancora che cambiano radicalmente la loro stessa anima. The Medium non rientra in nessuna di queste categorie. Il titolo era già molto maturo su Xbox Series X. Questo valeva un po’ per tutto, partendo dalla storia sino ad arrivare al gameplay. L’idea dei due mondi e il fatto di poterli vivere assieme ha colpito, non solo per originalità, ma anche a livello immersivo. Un dualismo che compariva sempre al posto giusto e al momento giusto.
Il DualSense si inserisce, quindi, in un contesto ben preciso, e con l’onere di far vivere intensamente questa esperienza. Quello che, invece, è accaduto non ha soddisfatto completamente le nostre aspettative. Quando Marianne corre non succede nulla a livello di vibrazioni, senza nessuna differenza a livello di tipologie di terreno. Nel corso delle cutscene il controller è immobile (salvo in qualche rara occasione, ndr.), al pari della versione per console Xbox Series X. Senza girarci attorno, occorreva clonare l’esempio di Ghost of Tsushima Director’s Cut.
Il controller PS5 aiuta i giocatori in alcune fasi di gioco, con il giroscopio presente nel pad che muove la visuale senza bisogno delle levette analogiche. Comodo, sì, ma che poco rileva in chiave immersione. La presenza della “resistenza” con i grilletti adattivi, per simulare il concetto stesso di “fatica”, l’abbiamo apprezzata, anche se utilizzata sempre negli stessi modi (esattamente due, ndr.).
The Medium è un’esperienza che va vissuta intensamente. Il dramma di Marianne ha un potere empatico che cattura sin dal primo mezzo minuto di gioco. Conosciamo bene il potenziale della next gen quando si parla di titoli che fanno della narrativa il loro cavallo di battaglia. Il demerito degli sviluppatori è stato quello di pensare di replicare l’ottimo lavoro fatto su Xbox Series X, sfruttando, come potevano, la presenza del DualSense. Il risultato è un copia e incolla e un’occasione persa.
Involuzioni non trascurabili
Solitamente, quando si transita verso una console della stessa fascia, il passaggio è morbido e senza grandi stravolgimenti sul fronte grafico e delle prestazioni in generale. La differenza la fanno i contenuti, che diventano esclusivi verso la piattaforma di atterraggio. Bloober Team decide di non aggiungere nulla di nuovo rispetto quanto già proposto su Xbox Series X. Stessa storia e personaggi e nessun DLC dedicato.
Ci si aspettava, quindi, un qualcosa di esclusivo per la sola PS5, sul fronte tecnologico. Il DualSense riesce a dare quel tocco di “diverso” rispetto alla concorrenza, visto e considerato che l’ammiraglia Microsoft è claudicante sul fronte “aptico”. Lo abbiamo, però, già ribadito sopra. Non urliamo al miracolo, visto che il gameplay ne risente ma non al punto da migliorare l’esperienza generale di gioco.
Assistiamo, invece, a delle involuzioni che a nostro avviso sono piuttosto pesanti. Iniziando con la scelta di non inserire il ray tracing, presente nella versione Xbox Series X. L’assenza di questa tecnologia di rendering è stata sopperita da una migliorata gestione dell’occlusione ambientale e dell’illuminazione globale. In campo aperto non ci si accorge della sua assenza ma dentro il Niwa Hotel le ambientazioni cambiano radicalemente (in peggio ovviamente, ndr).
La risoluzione, su PS5, si muove sempre sui famosi 4K dinamici ma senza mai scendere sotto i 1260p. Su XSX si toccava, invece, il FullHD. Nel corso della nostra esperienza ci siamo imbattuti, in diverse occasioni, in episodi di stuttering, con dei salti frame importanti nel corso delle cutscene. Per carità, non sono tantissimi, ma non ricordavamo di averne visti a casa di Microsoft.
La ciliegina sulla torta arriva sul fronte caricamenti. The Medium quì poteva fare realmente la differenza, regalando un’esperienza fluida e senza grandi interruzioni. E, invece, arriva un’altra nota dolente. In fase di caricamento dei checkpoint il tempo di attesa è abissale, non da questa generazione di console. Xbox Series X è un fulmine in compenso. Se i respawn arrivano frequenti e ravvicinati il rischio “left” è dietro l’angolo. E con il nuovo SSD di PS5 si poteva fare decisamente molto meglio.
Una patch in calcio d’angolo
Eravamo pronti per pubblicare la recensione di The Medium, e all’improvviso spunta una patch piuttosto risolutiva. L’assenza del ray tracing diviene magicamente un brutto ricordo, accorciando il gap con la versione Xbox Series X. Le prime impressioni, al netto di questo update, non ci danno però la certezza del 4K dinamico con un limite inferiore pari a 1260p. Il salto qualitativo è enorme, già dalle primissime scene. Il riflesso della pavimentazine bagnata della piazza di Cracovia è come ce lo ricordavamo.
L’update migliora anche le prestazioni del feedback aptico. Quello che abbiamo potuto constatare, sin dalle prime scene di gioco, è una maggiore presenza del feedback aptico, anche nel corso delle cutscene. Il sensore giroscopico ci sembra più docile, in grado di accompagnare i nostri minimi spostamenti. Ovviamente, anche in questo caso, bisogna vedere come reagisce nel lungo termine, ma le premesse sono sicuramente ottime.
In conclusione
Non vi nascondiamo che l’arrivo della versione PS5 di The Medium era, da noi, molto atteso. Lo scorso anno abbiamo celebrato l’arrivo della next gen di casa Microsoft, all’insegna del dramma e della paura. Bloober Team dimostra che non è più ormai un piccolo team indie tra i tanti, ma è divenuto una bella realtà. Lo sbarco su PS5 era una grande occasione per migliorare il fattore immersione, già altissimo grazie a dei personaggi e una trama a dir poco perfetti.
L’impressione è che, invece, non colga il vero significato del DualSense, relegandolo a dei piccoli minigame che utilizzano il giroscopio e i trigger adattivi. Ma dove sono finite le emozioni di Marianne e il dolore che lei prova quando transita tra le due realtà? Di fatto The Medium è un titolo che vive sulle emozioni, con momenti di pathos di assoluta rarità nel panorama videoludico. E in tutto questo il controller, salvo qualche sussulto che simula il cuore di Marianne quando la ragazza trattiene il respiro, non fa trasparire alcuna emozione. Impassibile.
Per non parlare, poi, delle problematiche relative all’assenza del ray tracing, alla lentezza dei caricamenti e alla presenza di episodi di stuttering. Aspetti che non interessevano miniminante Xbox Series X. Parlare di downgrade non è proprio corretto. Ha più senso parlare, invece, di scelte sbagliate. Basta poco per sbagliare quando si parla di porting, soprattutto se il confronto arriva con una competitor di pari livello.
All’atto della pubblicazione di questa recensione arriva, come un fulmine a ciel sereno, una patch piuttosto corposa a livello di modifiche, che ci costringono a rimangiare parte delle nostre precedenti considerazioni. Gli sviluppatori abilitano la tecnologia di rendering del ray tracing e migliorano le funzionalità del feedback aptico. La prima è tangibile sin da subito, con le ambientazioni che cambiano radicalmente. La seconda, invece, è da valutare nel corso dell’esperienza di gioco, anche se abbiamo notato una maggiore presenza del feedback aptico.