A cavallo tra due realtà, giunge la nostra recensione di The Medium, titolo in esclusiva temporale per console Xbox Series X|S. Definirla la “prima e vera” grande esclusiva non è di certo un errore, visto che la partenza della next gen di Microsoft è stata un po’ sottotono. Doveva arrivare alla fine dello scorso anno ma Bloober Team ha preferito prendersi del tempo in più. La scelta è stata, sicuramente, guidata dalla presenza di Cyberpunk 2077, titolo che ha monopolizzato, nel bene e nel male, l’attenzione generale dell’ultimo periodo. Mai decisione fu così tanto azzeccata.
Il team polacco ci presenta la sua prima e vera grande sfida, proponendo un gioco che rievoca alcuni mostri sacri del passato. Il paragone con Silent Hill, in prima battuta, e poi Resident Evil, è sacrosanto. Impossibile non notare delle somiglianze nel gameplay ma anche nei ritmi e situazioni di gioco. La cosa che, però, sorprende è l’originalità della trama e dei personaggi. Oggigiorno non è facile stupire con un videogioco, senza che nessuno dica “Ah, ma l’ho già visto da un’altra parte”. The Medium ci riesce con una tale facilità che sembra quasi di ritornare a quando i videogiochi venivano creati solo ed esclusivamente per sorprendere, prima ancora del divertire.
Innamorarsi di Marianne è praticamente inevitabile. La sua duplice natura, la sua misteriosa fragilità e la sua voglia di scoprire e scoprirsi, perfezionano il fattore immersione già dai primissimi minuti di gioco. Al resto ci pensano le ambientazioni e lo stile narrativo, oltre che le tematiche trattate che contengono numerosi spunti di attualità e di riflessione. The Medium, infatti, è un gioco che fa riflettere. Ci presenta diverse realtà di un territorio a noi sconosciuto, con storie e personaggi che, invece, hanno scritto una pagina del secondo dopoguerra.
Ok, abbiamo raggiunto il limite previsto dalla nostra immancabile premessa. Vi lasciamo, senza trattenervi oltre, alla recensione di The Medium, titolo in esclusiva per Xbox Series X|S.
A cavallo tra due realtà
Marianne ci mette poco a farci capire di cosa parla il suo The Medium. Si capisce, sin da subito, che in lei si nasconde qualcosa o qualcun altro. I primi istanti di gioco ci fanno vivere un momento triste della sua vita, e questi arrivano a noi senza filtro e senza mezzi termini. Le sue parole, anche se in inglese con i sottotitoli in italiano, arrivano come dei pugnali veloci e affilati. È strano da dire, ma si è partecipi di quello che sta succedendo in quella casa.
Tutto questo non è solo merito del fantastico doppiaggio di Kelly Burke, ma anche di tutto il contesto costruito dalle menti creative di Bloober Team. Le inquadrature, che ricordano dannatamente i survival horror old style, sono semplicemente perfette. Sempre al posto giusto e al momento giusto. Non danno mai fastidio e non creano quell’effetto di smarrimento. Il multicamera è sempre in grado di farti imboccare la strada giusta.
Il gameplay di The Medium è complesso “al punto giusto”. L’intelligenza del team polacco è stata quella di svelare i poteri e le abilità di Marianne “a piccole dosi”. Senza inondare il povero gamer di turno di meccaniche di gioco da apprendere e saper sfruttare. In realtà è la situazione stessa, con la presenza talvolta di piccoli puzzle, che ci suggerisce quali poteri e abilità sfruttare. Marianne, infatti, è in grado di vivere in due dimensioni contemporaneamente, quella materiale e quella spirituale. Entrambe si influenzano a vicenda e il giocatore è in grado di vivere una duplice esperienza senza cadere in confusione.
In tutto questo la storia viene svelata “passo dopo passo”, stimolando, al tempo stesso, una voglia pazzesca di andare avanti e scoprire la verità. Non mancheranno, in quest’ottica, i classici documenti da leggere, gli oggetti da analizzare e i messaggi audio da ascoltare. In linea con il significato stesso del titolo del gioco, dobbiamo, talvolta, fare il nostro lavoro di medium. Le interazioni con i personaggi del mondo spirituale saranno il piatto forte, con ognuno di questi in grado di svelare parti del mistero che ci circonda. Molto interessanti sono i momenti “detective”, quando si deve piegare il tempo e lo spazio per analizzare eventi e situazioni.
Alcune defezioni importanti le si notano nel comparto animazioni. Alcuni movimenti di Marianne, a volte, strappano più di qualche risata. La sua corsetta da maratoneta non le si addice affatto e dopo un po’ diventa stucchevole. Il motion capture non è dei migliori quando si gioca “pad alla mano”. Nelle cut-scene la musica cambia moltissimo, ravvisando, altresì, un miglioramento grafico che non passa inosservato.
Restando in questo ambito, la scelta di Bloober Team è piuttosto strana. The Medium, infatti, gira a 30 fps in risoluzione 4K, senza alcun upgrade in termini framerate se si scende a 1080p. Scelta strana questa, anche perché, a nostro avviso assolutamente fattibile. Si resta in dubbio sulla presenza o meno del Ray Tracing “sempre attivo”. In alcuni momenti la sua presenza la si avverte, e viaggia di pari passo con un calo dei frame che non passa inosservato. Da questo punto di vista si poteva fare molto di più.
Scelte d’autore
Dal punto di vista artistico, la qualità di The Medium è in alcun modo discutibile. Quando parliamo di questo aspetto, in qualsiasi gioco, andiamo ad analizzare una serie di componenti come gli scenari, le ambientazioni, lo stile cromatico, le luci, i suoni, le colonne sonore e come queste interagiscono tra di loro. Ci mettiamo, in questa occasione, anche un’aspetto in più, quello della fotografia. La presenza del concetto di “inquadratura”, infatti, è un pilastro portante di tutto il lavoro svolto dalla software house polacca.
Ci sono moltissime curiosità che ruotano attorno al gioco ed è lo stesso titolo a nascondere dei piccoli segreti al suo interno, da svelare solo con un occhio attento. Vi è, però, un aspetto che sovrasta tutti gli altri, ed è quello che riguarda le arti visive. Dal punto di vista stilistico, il tributo all’artista polacco Zdzislaw Beksinski è qualcosa che non passa inosservato. Vi vogliamo tenere sulle spine e invitarvi a fare una piccola ricerca su Google immagini per capire dove e come si sono ispirati al suo lavoro. Le “dimensioni” contano.
Passando dagli occhi alle orecchie, qui dobbiamo anteporre un grande “dipende”. La nostra esperienza in The Medium, così come suggerito dal disclaimer iniziale, si è consumata sempre e solo attraverso gli auricolari, con tanto di Dolby Atmos abilitato. Fa la differenza, e di questo ne siamo assolutamente certi. Alcuni effetti arrivano con delle sfumature e vibrazioni in grado di far venire la pelle d’oca. Dispiace solo che il controller Xbox Series X non abbia un’interfaccia aptica in grado di reggere il passo con il ritmo e lo stile del gameplay.
Tutto questa infusione d’arte fa si che il fattore immersione sia garantito sin dai momenti iniziali del gioco. Tutto è funzionale alla trama e all’evoluzione degli eventi. Non era facile gestire il dualismo che, di fatto, è il piatto forte del gioco. Bloober Team, con un sapiente e accurato lavoro artistico, ci fa immergere nelle due realtà di The Medium, come se il nostro cervello attivasse contemporaneamente i due emisferi. Razionalità e creatività saranno le vostre preziose alleate.
Il commento
Un esperienza originale quella con The Medium, termine che oggigiorno è diventato assai raro quando si parla di videogiochi. Bloober Team dimostra che di talento ne ha da vendere ed è pronta per impegnarsi in IP di un certo livello. Attinge dal passato per attualizzare un gameplay basata su meccaniche old style, riviste, però, in chiave moderna. Alcune cose funzionano bene, altre un po’ meno.
La forte componente autoriale si vede. Il design e le ambientazioni talvolta sembrano dei quadri in cui perdersi nei dettagli. Il comparto audio e di primissimo livello, con delle sfumature sonore apprezzabili solo ed esclusivamente se muniti di auricolari (e Dolby Atmos). Tutto questo va in contrasto con delle animazioni che lasciano un po’ a desiderare. La giovane Marianne non esprime naturalezza nei suoi movimenti, perdendo anche qualche frame di troppo per strada.