Ufo Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi, la recensione su Xbox Series X

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Un cult degli anni ’70 e un mito per alcune generazioni approda in un format totalmente innovativo, a distanza di oltre 40 anni dalla sua creazione. Ufo Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi, videogioco edito da Microids e sviluppato da ENDROAD, traspone sul medium videoludico le avventure partorite dal genio creativo di Go Nagai. Il principe del pianeta Fleed, in Italia conosciuto con il nome di Actarus, ancora una volta scende in campo con il grande e potente Goldrake, pronto a sventare la prima ondata dell’invasione della Terra ad opera dell’esercito di Vega.

Trama e personaggi sono presi in prestito direttamente dall’anime, con una dovizia di dettagli che profuma di lettera d’amore per i fan sfegatati della serie. Lato gameplay, non giungono buone notizie, con la stessa sorte che tocca anche al comparto grafico. Senza perdere ulteriore tempo, vi lasciamo alla nostra recensione di Ufo Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console Xbox Series X.

Ufo Robot Goldrake Il banchetto dei lupi recensione

Goldrake approda sui videogiochi

Il successo di Goldrake in Italia è sopraggiunto sul finire degli anni ’70 ed è corrisposto, in Europa, con l’ascesa del fenomeno anche in Francia. I cugini preferirono chiamarlo Goldorak, mentre noi decidemmo (per volontà dei produttori italiani) di renderlo più inglesizzante. Fu amore a prima vista per quella generazione di ragazzi, per quanto nessuno sapeva con esattezza quelle che erano le reali intenzioni del suo padre biologico Go Nagai. L’opera, infatti, era parte di qualcosa di ben più articolato, che vedeva anche il grande Mazinga, robot che arrivò in patria dopo l’enorme successo delle avventure di Duke Fleed.

Ufo Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi rispolvera il primo arco narrativo, quello che intercorre tra l’arrivo di Actarus sulla Terra sino alla dipartita del Generale Hydargos. Impressiona la dovizia dei dettagli, l’aderenza con l’opera originale, il doppiaggio e il riadattamento della storia e dei personaggi per il contesto videoludico. Il primo impatto è quello di un ritorno al passato, a quelle puntate dell’anime che accompagnarono i pomeriggi di una generazione che ora è proiettata verso gli “anta”.

Microids e ENDROAD confezionano un’operazione nostalgia che si presenta dannatamente perfetta sotto il profilo narrativo. Vi è una continuità magistrale con la controparte non videoludica, aspetto da non sottovalutare alquanto. Ci sono in gioco ben 40 anni di carriera, che hanno visto il buon Goldrake scorrazzare qua e là, tra remake e crossover. All’appello, mancavano ancora i videogiochi, se escludiamo alcuni esperimenti come l’esperienza di Super Robot Wars (che non ha mai superato i confini del Sol Levante).

Il nostro primo indice di gradimento arriva, quindi, dal cuore. Non ne facciamo mistero sul fatto che Ufo Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi si manifesta come un’operazione videoludica che attinge, per la maggior parte, al lato nostalgico di ogni giocatore. Un aspetto che può essere solo figlio un pregresso background, fatto di anime e manga a tema Goldrake. Ed ecco che la platea di possibili “apprezzatori” diminuisce in maniera drastica e fisiologica. “Fortunamente” siamo tra questi, ma la sola fortuna non basta per impressionare.

Ufo Robot Goldrake Il banchetto dei lupi recensione

Un aRPG come gli altri

Esaurita la componente nostalgica si deve fare i conti con quello che, di fatto, offre il gameplay. Ufo Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi rientra, a pieno titolo, in un classico aRPG, caratterizzato da un importante vena action e un ulteriore inflessione verso la dimensione esplorativa. I momenti di gioco vengono scanditi in fasi, inframezzati da brevi filmati, sessioni di combattimento con i mini-boss e mini-game in stile space invaders. La scansione di queste “fasi” è piuttosto netta, il che alimenta in maniera inesorabile l’effetto ripetitività, con questa sequela iterativa di moduli preconfezionati che si manifestano già nel corso della prima ora di gioco.

Sul fronte combattimenti la dimensione action prevede un set di mosse che Goldrake perfeziona mediante combo. Tutte annunciate come accadeva nell’iconico anime e che alimentano un chain system tanto spettacolare (a livello di animazioni) quanto efficace a livello di danni, ma estremamente vincolato allo sviluppo del potenziale del nostro super robot spaziale. Un potenziale che viene “espresso” in formato skill tree, la cui ramificazione richiede la spendita di punti abilità da collezionare in fase di gameplay.

La dimensione esplorativa, invece, appare molto lacunosa a livello di fruizione. L’assenza di una mappa della zona ci obbliga a navigare a vista, alla ricerca di segreti e collezionabili. Lo stile cartoonesco non aiuta in questa ricerca, con un FOV che genera un effetto “impastamento” sulle lunghe distanze. Non trattandosi di un open world non ci si mette molto a percorrere a piedi l’area esplorabile, anche se l’azione si dimostra deleteria e ripetitiva, oltre che poco remunerativa in termini di esperienza. Non si ha mai la certezza di aver fatto tutto quello che si poteva fare prima di passare oltre.

Un’ultima considerazione la merita anche il comparto artistico. Sul fronte sonoro il nostro entusiasmo è arrivato sino alle stelle, ritrovando quel mood – costituito da colonne sonore, doppiaggio ed effetti speciali – di un tempo. Lato grafico, invece, l’entusiasmo scende in maniera drastica. Tralasciando il design dei mecha e le animazioni in genere, il resto è molto “povero” di dettagli. Le ambientazioni non risentono minimamente del passaggio distruttivo dei robot, il che annulla anche quella minima possibilità di realismo (per quanto il lato sensu questa affermazione lascia il tempo che trova).

Ufo Robot Goldrake Il banchetto dei lupi recensione

In conclusione

L’operazione nostalgia portata avanti da Ufo Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi è riuscita in parte a rievocare alcuni vecchi ricordi rimasti sopiti per oltre 40 anni. Gradevole sotto il profilo narrativo, un po’ meno sul fronte ludico. La produzione si dimostra assolutamente digeribile per il pubblico nostrano, con una localizzazione in italiano concepita ad-hoc. Un plauso assolutamente meritato. Lato gameplay, la scelta è ricaduta su una soluzione “già vista”, con un aRPG che si dimostra privo di iniziativa e di mordente e con un’incapacità disarmante di rinnovarsi. Un entusiasmo che non giunge nemmeno sul fronte grafico, con questo stile cartoon che non rende giustizia all’estensione dell’area di gioco (e all’assenza di una mappa).

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Prime impressioni
7.5
Contesto di gioco
7.5
Controlli/Gameplay
6.5
Dimensione artistica
7.0
Intrattenimento
7.0

Sommario

Un cult degli anni ’70 e un mito per alcune generazioni approda in un format totalmente innovativo, a distanza di oltre 40 anni dalla sua creazione. Trama e personaggi sono presi in prestito direttamente dall’anime, con una dovizia di dettagli che profuma di lettera d’amore per i fan sfegatati della serie. Lato gameplay, non giungono buone notizie, con la stessa sorte che tocca anche al comparto grafico. La scelta è ricaduta su una soluzione “già vista”, con un aRPG che si dimostra privo di iniziativa e di mordente e con un'incapacità disarmante di rinnovarsi.
Dino Cioce
39 anni, sposato e padre di due bellissimi bambini; anche se il tempo è poco e gli impegni sono tanti, trovo sempre un momento per dedicarmi al mio mantra e al mio credo. I AM A GAMERCRACY
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Un cult degli anni ’70 e un mito per alcune generazioni approda in un format totalmente innovativo, a distanza di oltre 40 anni dalla sua creazione. Trama e personaggi sono presi in prestito direttamente dall’anime, con una dovizia di dettagli che profuma di lettera d’amore per i fan sfegatati della serie. Lato gameplay, non giungono buone notizie, con la stessa sorte che tocca anche al comparto grafico. La scelta è ricaduta su una soluzione “già vista”, con un aRPG che si dimostra privo di iniziativa e di mordente e con un'incapacità disarmante di rinnovarsi.Ufo Robot Goldrake: Il banchetto dei lupi, la recensione su Xbox Series X