Wanted: Dead, la recensione su Xbox Series X

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Un (mal)sano mix di azione e frenesia, è quello che ci attende in Wanted: Dead, il titolo di questa nostra recensione per console Xbox Series X. 110 Industries e Soleil Ltd – rispettivamente publisher e sviluppatore – per spiegare meglio il “tenore” della loro IP, hanno formulato quanto segue: quando Ninja Gaiden incontra Cyberpunk. Le premesse, di fatto, erano proprio queste. Nulla questio guardando la marcia di avvicinamento verso l’uscita del videogioco e tutta la campagna di marketing connessa e propedeutica al lancio.

In relazione al contesto Cyberpunk, sia trama che personaggi, sono funzionali alla scelta stilistica adottata. Un mondo in mano alle Corporazioni, una su tutte in particolare, che fa il bello e il cattivo tempo. Non possiamo, ovviamente, aspettarci una particolare profondità esplorativa degli aspetti in questione, ma anche i numerosi “rimandi” al mondo del cinema aiutano ad allietare la permanenza in-game.

wanted dead recensione

In relazione, invece, a quel “pericoloso” accostamento ad un mostro sacro come Ninja Gaiden, beh, occorre un attimino fermarsi e ragionare sul perché sia stato fatto, onde evitare sgraditi fraintendimenti. Nello sviluppo del gioco sono stati impiegati ex membri del famoso Team Ninja, storico sviluppatore delle avventure di Ryu Hayabusa. Il know-how della fortunata trilogia è transitato, nelle diverse forme e modalità, anche in Wanted: Dead, ma non vogliamo rovinarvi la festa. Se cercate quelle precise emozioni e/o vi aspettate quel caratteristico livello di gameplay, la vostra soddisfazione potrebbe deragliare.

Bene, per quanto il tempo delle premesse sia finito, un’ultima considerazione credo sia doverosa. Il titolo non è sicuramente paragonabile ad alcune grandi produzioni di questi anni, ma il tentativo è sicuramente da apprezzare. Oggi giorno non è facile navigare mari già esplorati da altri ed uscirne indenni senza essere bollati come “già visto”. Detto questo, vi lasciamo alle parole della nostra recensione di Wanted: Dead, titolo, vi ricordiamo, giocato nella sua versione per console Xbox Series X.

Il ricordo di Ninja Gaiden

Parlare di Ninja Gaiden, accostando le dinamiche di gameplay ad un franchise che ha regalato al mondo ben 3 avventure “regolari” e celebrate da NINJA GAIDEN: Master Collection, è assai pericoloso. Si parte già prevenuti, al di là che nello sviluppo gel gioco siano stati impegnati degli ex dev di Team Ninja. Subentrano numerosissime variabili, che vedono quelle emozionali e nostalgiche in pole position. Comprendiamo le finalità di marketing e promozionali, o anche solo una via facile per spoilerare alcune dinamiche base del gameplay. Ovviamente, tutto quello che un potenziale gamer si aspetta di trovare è un sistema di controlli facile, veloce e reattivo, e un ritmo di gioco fast-paced, frenetico ed fuori da ogni logica della fisica conosciuta.

La bella notizia è che gli ingredienti della ricetta di prima ci sono tutti in Wanted: Dead, la brutta è che non sono amalgamati nel migliore dei modi, con il rischio – non evitato – di aver fatto il passo più lungo della gamba. Il personaggio principale, il Ten. Stone, ci ha convinto, ma non per originalità. Classica anti-eroina in perfetto suicide-style con un passato che viene svelato a poco a poco e delle (poche) certezze sgretolate nel corso dei vari livelli. A capo di una squadra di ex-galeotti, come lei, si troverà tra l’incudine e il martello, con la longa manus dei “potenti” che fa il bello e il cattivo tempo e delle istituzioni preoccupate solo di quello che pensa l’opinione pubblica.

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In questo bizzarro teatrino saremo armati “solo” di Katana ed armi da fuoco, con delle pittoresche scorribande tinte rosso sangue. Quanto a livello di gore, giusto per restare in tema, non si è badato a spese, con tanto di persistenza di materia organica sui nostri indumenti sino al termine del livello. Una fedeltà, questa, di cui avremmo volentieri fatto a meno. L’alternanza fuoco/lama, all’inizio, diverte e non poco, anche per via di un sistema di riparo e puntamento estremamente deficitario.

I movimenti del Tenente Stone non sono veloci come ci aspettavamo (o come quelli di Ryu Hayabusa, giusto per restare nel regno degli esempi) e questo, ben presto diventa un problema non indifferente. Giocato a difficoltà elevate si diventa “carne da macello”, con l’impossibilità di fare attacchi rapidi e schivate.

Ci potremmo fermare qui, ed elevare questo limite del gameplay verso la quasi ingiocabilità in determinate situazioni, ma una volta fatto il “callo” le varie situazioni diventano gestibili. La logica del wave system – ricordando con piacere Outriders –  aiuta a riorganizzare le idee e magari sfruttare il drone per potenziare il nostro arsenale. Le cutscene fungono da pretesto per occultare i caricamenti dei livelli, pertanto, il più delle volte sono decisamente fine a se stesse. Come vi anticipavamo all’inizio, non vi dovete aspettare una profondità narrativa importante da Wanted: Dead, anche perché tutto ruota attorno al gameplay e alle modalità di fruizione dello stesso.

Non solo action

Sempre ricordando i fasti di Ninja GaidenWanted: Dead presenta una componente ruolistica che merita sicuramente una doverosa analisi in sede di recensione. In questo preciso ambito, segnaliamo la presenza di uno skill tree per quello che riguarda lo sviluppo delle abilità del personaggio e una sorta di armaiolo che, ogni tanto, dispensa componenti per potenziare il volume di fuoco erogato.

La loro esistenza è sicuramente funzionale al rinnovamento dell’interesse verso il gioco, ed in parte aiuta a dimenticare un’inconsistenza narrativa che si riflette non solo nella storia ma anche nell’interpretazione dei personaggi. Il tutto, infatti, è uno stereotipo di qualcosa già visto nei vari medium, tra il videoludico e il cinematografico. Sicuramente, quanto a coraggio nel voler lanciarsi in questo terreno minato, va riconosciuto lo sforzo.

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La scelta di ambientare il gioco in una Hong Kong post guerra atomica, dove la corporazione principale Dauer Synthetics fa il bello e il cattivo tempo, è solo il pretesto per creare il sottotesto narrativo e giustificare alcuni eventi dati per scontato. Il compito di declinare la lore del gioco viene affidata ad un filmato introduttivo stilisticamente intrigante ma molto confusionario a livello descrittivo. Una confusione aggirata anche grazie a quel suicide style in grado creare una squadra di ex galeotti e trasformarli da outsiders a (quasi) eroi. E per questo rimandiamo ad una specifica pellicola del 2010, intitolata “The Losers”.

Quanto a stile, la scelta è quella di buttarsi in un cyberpunk di matrice simil vaporwave anni ’80. Una sorta di finestra temporale sospesa che permea tutta l’esperienza di gioco, sulla falsa di riga dell’isola di Blackreef vista in Deathloop. Una decisione, anche questa, che evidenzia la creatività dei team impegnati nello sviluppo di Wanted: Dead, ma che resta fine a se stessa perché non viene esplorata a dovere. Il risultato finale è quello di un clamoroso “si poteva fare di meglio”.

Gli elementi erano tutti disposti in maniera perfetta sul tavolo, pronti per essere amalgamati a dovere. Si doveva puntare tutto su un fast paced estremo, con la possibilità di spingersi oltre il muro dei 60fps e tendere ai 120fps. Tutte le meccaniche di combattimento dovevano puntare a questo preciso obiettivo, anche per onorare questo “scomodo” paragone che gli sviluppatori stessi hanno deciso di cavalcare.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Prime impressioni
7.0
Contesto di gioco
6.5
Controlli/Gameplay
7.0
Dimensione artistica
7.0
Intrattenimento
6.0

Sommario

Gli elementi erano tutti disposti in maniera perfetta sul tavolo, pronti per essere amalgamati a dovere. Si doveva puntare tutto su un fast paced estremo, con la possibilità di spingersi oltre il muro dei 60fps e tendere ai 120fps. Tutte le meccaniche di combattimento dovevano puntare a questo preciso obiettivo, anche per onorare questo "scomodo" paragone che gli sviluppatori stessi hanno deciso di cavalcare.
Dino Cioce
39 anni, sposato e padre di due bellissimi bambini; anche se il tempo è poco e gli impegni sono tanti, trovo sempre un momento per dedicarmi al mio mantra e al mio credo. I AM A GAMERCRACY
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Gli elementi erano tutti disposti in maniera perfetta sul tavolo, pronti per essere amalgamati a dovere. Si doveva puntare tutto su un fast paced estremo, con la possibilità di spingersi oltre il muro dei 60fps e tendere ai 120fps. Tutte le meccaniche di combattimento dovevano puntare a questo preciso obiettivo, anche per onorare questo "scomodo" paragone che gli sviluppatori stessi hanno deciso di cavalcare.Wanted: Dead, la recensione su Xbox Series X