Il mese di ottobre si conclude in bellezza con l’uscita di Watch Dogs: Legion, argomento della nostra recensione per console PS4. Ubisoft, dopo i passi falsi dello scorso anno, terminati con il rinvio di numerosi titoli, decide di concludere questo 2020 in grande stile. Quello che, da sempre, ha caratterizzato la software house francese. Probabilmente la saga degli hacker anarchici è quella che, assieme ad Assassin’s Creed, rappresenta il suo credo. L’intento di creare dei veri e propri ecosistemi di gioco è da sempre il piatto forte dell’azienda di Yves Guillemot.
Gli ultimi 365 giorni sono stati un delirio, sotto tutti i punti di vista. Il Covid 19 è stato solo la punta dell’iceberg. Gli insuccessi di The Division 2 e Ghost Recon Breakpoint hanno costretto a rivedere tutti i piani di Ubisoft. Con una mossa a sorpresa, dopo aver cancellato tutta la sua lineup, l’azienda francese iniziava un percorso di riflessione, utile per capire cosa stava andando storto. Tutto questo si è reso necessario per evitare dolori con Watch Dogs: Legion e Assassin’s Creed Valhalla.
Oggi parliamo del primo, e vi possiamo assicurare che di riflessioni ve ne sono moltissime all’interno del gioco. Ad iniziare dal gameplay, molto più complesso rispetto ai due precedenti capitoli. Anche se determinate dinamiche sono rimaste le solite, cambia il contesto in cui vengono esplorate. Impressiona la fedeltà della mappa di gioco. Sembra di farsi un giro virtuale per Londra. Dal lampione al vicoletto, sino ad arrivare ai monumenti e ai punti di interesse. Niente è stato lasciato al caso. Di questo non siamo stupiti, visto che l’azienda francese ha donato le planimetrie virtuali per ricostruire la guglia della cattedrale di NotreDame dopo l’incendio del 2019.
Sono i pochi al mondo a riuscire a creare dei mondi virtuali in grado di fare eco anche in quelli reali. Ubisoft ci è riuscita, ancora una volta. Nella nostra recensione PS4 di Watch Dogs: Legion vi spieghiamo come.
La teoria del tutto
Un sistema esiste se tutti se tutti i sottosistemi connessi funzionano bilanciati. Non facciamo fisica e filosofia, parliamo di videogiochi e gameplay. La teoria del tutto, sebbene sia ancora oggetto di studio, si applica perfettamente a Watch Dogs: Legion. In campo ci sono numerosi sistemi contrapposti, dove l’eccesso di tecnologia funziona da conduttore. Scusate un attimo ma che differenza c’è rispetto al mondo reale? Non è per caso la vita di tutti i giorni questa?
Tra schiavi di cellullari e divulgatori di fake news, la privacy è diventata un beneficio per pochissimi. Datemi un link e vi solleveremo il mondo. Suona come un messaggio di un folle, se pronunciato giusto qualche anno fa. Ora un link può veramente decidere le sorti di una nazione. Ubisoft investe nella divulgazione, lanciando messaggi chiari, forti e decisi. Toglie la maschera e scende in campo in prima persona, costruendo un gameplay non lineare dove siamo noi a scegliere chi sarà il protagonista della nostra avventura.
Una simpatica vecchina in grado di scendere in un’arena e fare a botte con gente il doppio di lei e con decine di anni in meno. Perché no. In fondo i preconcetti vanno i tilt con le eccezioni, quelle in grado di disintegrare le regole. Watch Dogs: Legion è questo. Tanti personaggi principali, senza nessun protagonista. Ognuno con le sue paure e incertezze. Ognuno con le sue abilità e punti deboli. Sta a noi capire chi e come sfruttare. La Legione la costruiremo noi.
L’obiettivo, quindi, sarà quello di reclutare nuovi attivisti e creare un fronte comune contro un sistema che ha innestato una spirale suicida in una Londra pseudo-futuristica. Ormai la tecnologia ha preso il sopravvento sopra il Tamigi. Tornano delle vecchie conoscenze che hanno fatto il bello e il cattivo tempo della saga. Il DEDSec è pronto ad hackerare nuovamente il CTOS, al servizio questa volta dell’ALBION, un’azienda senza scrupoli legata a doppio filo con politici e criminali.
Gameplay non lineare
Ogni gameplay segue un canovaccio, fatto di logiche concatenate tra loro. Watch Dogs: Legion ne contempla diverse tra loro, tutte che prescindono dalla costruzione di una squadra di attivisti. La storia si comporta come se fosse un ospite in attesa della vostra considerazione. Tutto questo è un lato positivo o negativo? Come cantava Jarabe de Palo, Depende. Non esiste un solo modo per giocare al nuovo titolo di Ubisoft.
La dispersione è una delle prerogative di questa nuova iterazione della saga sugli hacker del DEDSec. Tolta l’introduzione, costituita da molte (e forse troppe) cutscene, e la prima attivazione dell’agente che funziona da tutorial, il resto siamo noi e Londra. Possiamo decidere di seguire la storia e divorare gli eventi di gioco. In alternativa ce ne andiamo in giro a profilare i passanti, facendo scouting “a manetta”. Il nostro headunting attiva nuove missioni, dove il completamento funge da reclutamento.
Volete giocare a calcio? Divertitevi a fare freestyle e ad ottenere punti da spendere con ouftit, accessori e armi. Volete fare a pugni con qualcuno? Il fight club vi aspetta. Siete dei piloti mancati? Le gare clandestine saranno il vostro pane quotidiano. Amate creare il chaos indistinto e senza alcun senso? Beh, allora avete l’imbarazzo della scelta in termini di hacking.
In Watch Dogs: Legion tutto sarà hackerabile. E il “tutto” non è in senso letterale. Oltre alle solite telecamere e trappole, ci saranno anche droni e robot, validi alleati ma anche ostici nemici. A seconda della “classe” del nostro attivista possiamo violare o meno determinate tecnologie. Conoscere il nostro eroe di turno ci serve per capire come giocare. Il tutto in perfetto stile RPG.
Ebbene sì. Ubisoft non si è fatta mancare nulla, con delle sane dosi ruolistiche. Non vi aspettate, però, la classica ruota delle abilità, con build e mod. Il tutto è in versione “light” e comunque ruota attorno alla classe del personaggio. Le spie, per esempio, hanno un percorso obbligato di crescita con armi e abilità specifiche. Non la vedete come una limitazione, bensì come una preview di quello che sarà poi la versione multigiocatore, in arrivo a dicembre (maledizione…)
GTHacking
È quasi impossibile non paragonare Watch Dogs: Legion a qualcosa di già visto altrove. Tralasciando gli scontati riferimenti ai capitoli precedenti, l’immaginario ci porta per forza di cose a GTA. Il futuro titolo di Rockstar si sta facendo attendere per cui, a nostro modesto avviso, il vuoto può essere ampiamente colmato da DEDSec & Co. Non la vedete come una provocazione la nostra. È una mera constatazione della realtà.
Abbiamo notato una grande apertura verso il concetto di open world con questo nuovo capitolo della saga. I mondi di gioco di Aiden Pearce e Marcus Holloway, per quanto “aperti”, erano ovattati all’interno di percorsi obbligati. La logica delle missioni contribuiva a focalizzare l’attenzione solo sull’obbiettivo e non vi era alcuna ragione per girare “a zonzo” nella città.
Watch Dogs: Legion fornisce, invece, moltissime ragioni per “fregarsene”, anche solo per una mezz’oretta, della storia principale. La mappa di Londra è molto ampia e nasconde al suo interno numerose attività collaterali. Si resta estasiati dalla qualità delle ambientazioni e dalla fedeltà delle stesse. Quest’ultimo aspetto non riguarda solo il lato estetico, ma anche quello umano. È un aspetto complesso da spiegare paragonabile “all’effetto GTA”.
Nel famoso titolo di Rockstar Games ci si sente sempre parte di qualcosa. Al di la delle finalità del gioco, tutto questo alimenta il tanto ricercato fattore immersione. Non esistono checkpoint e savegame. Si ricomincia da dove si è lasciato, dallo stesso identico punto della partita precedente. Londra aspetta sempre una nostra mossa.
Il concetto di “parte del tutto” è un po’ la vera grande novità introdotta da Ubisoft. La software house francese è riuscita ad epurare il suo gioco dall’opprimente logica delle missioni, rendendolo più “open world”. Watch Dogs: Legion è il cosidetto “gioco di rottura”. I primi due capitoli della serie si assomigliavano molto tra di loro, mentre questo sembra voglia prenderne le distanze. Non è una caso, infatti, che si chiame “Legion” e non “3”…
Passi avanti e indietro
Fino adesso abbiamo speso tante belle parole sul nuovo capitolo che racconta le gesta del DEDSec all’ombra del Big Ben. Se vi ricordate, il vero grande neo della saga di Watch Dogs si nascondeva in alcuni aspetti tipici di un gameplay open world. Non sono bastati 3 capitoli per trovare una “quadra” sulla guidabilità dei veicoli. Onestamente non ne capiamo il perché. Il tentativo di imitare l’arcade c’è. Derapate e curve a gomito con gomme stridenti sono ben gradite se evitassero di farci finire addosso a un muretto a 100 km/h. Per non parlare, poi, del sistema di guida su due ruote. Decisamente da dimenticare.
In compenso i combattimenti corpo a corpo sono migliorati notevolmente. Adesso ci si diverte a ingaggiare le truppe dell’Albion a suon di sane scazzottate. Fate, però, solo attenzione al numero e a chi vi si presenta davanti. Il sistema di schivate e spezzaguardie funziona moltissimo ed è anche piuttosto reattivo. Molto, però, dipenderà dalla classe del vostro attivista. Il campione di MMA non avrà problemi con il corpo a corpo selvaggio. Se la vedrà male, invece, con torrette e droni armati fino ai denti. Li non ci sono pugni che tengono.
Parlando della grafica, in generale, ci troviamo davanti a un bivio. Parliamo della nota dolente, il design dei personaggi. Non prendeteci per matti ma sembra quasi peggio di Watch Dogs 2. Premesso che il titolo è stato giocato su una console PS4 Pro connessa a un televisore 65” Full HD, ci aspettavamo decisamente qualcosa di molto meglio per un titolo di fine generazione (per giunta arrivato con un anno di sviluppo in più). Questo aspetto ci ha deluso e non poco.
Il problema è che ci si dimentica di questo aspetto quando ci si accorge del capolavoro realizzato da Ubisoft con il design delle ambientazioni. Solo questo merita un clamoroso 10. Per chi è stato almeno una volta a Londra (come lo scrivente) è impossibile che non riconosca in Watch Dogs: Legion almeno un luogo visitato. Il colpo d’occhio sul ponte di Westminster, tra il palazzo del parlamento e il London Eye, è qualcosa di magico. E l’aver reso il tutto in chiave futuristica, senza però stravolgere la realtà, è il vero valore aggiunto di questa eccezionale mappa di gioco. Se volete andare a Londra, ed aggirare il lockdown, Watch Dogs: Legion è la soluzione migliore al momento.
IL COMMENTO
Watch Dogs: Legion si è fatto attendere per quasi un anno, dopo il clamoroso rinvio dello scorso anno, arrivato in piena bufera Ubisoft. La software house francese si è messa sotto e affronta il suo nuovo corso carica e arrabbiata più che mai. Di grinta ne ha da vendere Legion, molta di più dei precedenti capitoli. Aiden e Marcus erano molto “attaccati” alle logiche delle missioni, e l’open world faceva solo da contesto. Questa volta, invece, la musica è cambiata.
Vi parlavamo della somiglianza con GTA, almento nel suo essere “libero”. La software house francese ha deciso i dare un taglio netto con il passato, ereditando solo alcuni passaggi storici della serie. Il ruolo del personaggio principale scompare di netto, creando un sistema in grado di autoalimentarsi da solo. Passando all’idea di squadra, il gameplay cambia a seconda delle abilità e dello stile del PG scelto, con annessi difetti e virtù. Graficamente ci sono “dei se e dei ma”. Il design di scenari e ambientazioni è sublime, quello dei personaggi assolutamente da rivedere. Un ossimoro che si nota dopo diverse ore di gioco (anche grazie, o per colpa, della photomode).
Dispiace non avere sin da subito la modalità multigiocatore, che promette molte sorprese per la serie. La scelta di aspettare sino a dicembre è comprensibile ma non gradita. Poteva essere la ciliegina sulla torta di Watch Dogs: Legion. Se siete degli appassionati della gesta del DEDSec, il titolo deve necessariamente far parte della vostra collezione. Unitevi anche voi alla ribellione.