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Wolfenstein: The Old Blood, la recensione: sobrietà, questa sconosciuta

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Wolfenstein: The Old Blood, la recensione: sobrietà, questa sconosciuta

Subito dopo l’uscita di Wolfenstein: The New Order, Bethesda ha iniziato lo sviluppo di un prequel pensato per PS4, Xbox One e PC. Parliamo di Wolfenstein: The Old Blood, arrivato sul mercato digitale il 5 maggio 2015 in forma standalone, nonostante sia considerato ufficialmente un’espansione. Siamo nel 1946 e la campagna singolo giocatore segue le orme del veterano William “B.J.” Blazkowicz, incaricato di infiltrarsi in vari punti chiave nazisti. L’obiettivo del gioco, lo ricordiamo per chi avesse perso il capitolo precedente o non conoscesse la nuova serie, è chiaro e definito sin da subito: intrattenere e divertire senza troppi fronzoli. Una sceneggiatura lineare e un sistema di gioco basilare si mettono al servizio delle pallottole pressoché infinite, non c’è dunque da aspettarsi un titolo immortale e indimenticabile. Ma procediamo con ordine.

Fluidità estrema a 60fps

Tecnicamente il titolo di Bethesda è piuttosto solido, del resto è solo l’ultimo tassello di una lunga tradizione di FPS. I suoi 60 frame al secondo, a risoluzione 1080p, lo fanno apparire come uno dei giochi più fluidi e dinamici degli ultimi tempi su console. Ovviamente c’è un prezzo da pagare, il motore grafico id Tech 5 non è certamente il più potente e spettacolare disponibile su piazza. Visti ‘da lontano’ oggetti e ambienti sembrano piuttosto curati, ma avvicinandosi si nota quanto gli elementi siano in realtà squadrati, poligonali e piatti, con textures di qualità non eccelsa. Inoltre rigidi, senza possibilità di interazione. Trattamento leggermente diverso per le armi, riprodotte con più attenzione e con chicche sparse qua e la come i riflessi di luce nel vetro dei mirini, per fare un esempio. Anche uniformi e corazze dei nemici raggiungono la piena sufficienza, perdendo poi terreno con i volti, i capelli e tutti i fattori ‘umani’ dei personaggi. Più che un titolo di nuova generazione, sembra che Wolfenstein: The Old Blood sia uno degli ultimi residui della precedente con migliorie grafiche sparse ma non di rilievo.

Wolfenstein: The Old Blood

Wolfenstein: The Old Blood

Nazisti, nazisti ovunque

L’apparenza, lo sappiamo, non è comunque la prerogativa del gioco. C’è qualcosa di molto più importante: stanare, uccidere, annientare tutti i nazisti sulla nostra strada. Il sistema di combattimento è decisamente semplice (non è Bloodborne…), come ricordavamo appena sopra, da giocatori abbiamo dalla nostra l’energia (da 0 a 100 con possibilità di sovraccarichi temporanei) e gli scudi, da ricaricare tramite oggetti disseminati negli ambienti di gioco. Subito dopo armi di tutti i generi, con colpi, accessori e potenziale danni ovviamente differenti. Non esiste alcun sistema che accresca la nostra esperienza, neppure un inventario o collezionabili (lingotti d’oro e note di trama a parte), dobbiamo solo raccogliere le pallottole da terra e risputarle dalla bocca dei nostri fucili d’assalto e simili. Dall’altra parte della barricata abbiamo dei nemici abbastanza dinamici, che vengono a cercarci se ci allontaniamo o proviamo a nasconderci, talmente violenti e arrabbiati che non esitano a scatenare – quando possibile – una pioggia di granate sulla nostra testa. La vera sfida di Wolfenstein: The Old Blood è infatti la difficoltà, giocando al livello più basso (chiamato scherzosamente “Posso giocare, papà?”) c’è da divertirsi e scaricare la tensione di una giornata di lavoro senza troppe preoccupazioni, ma al livello massimo (Über) bisogna camminare con la massima attenzione, ripararsi e creare tattica difensiva, evitare di finire in posti chiusi (facilmente raggiungibili dalle granate) e di affrontare troppi nemici per volta. Chi riesce nell’impresa, viene ricompensato da Bethesda con un trofeo o un obiettivo ad hoc relativo al grado di difficoltà completato, come ai vecchi tempi.

Una sequenza video fra un capitolo e l'altro

Wolfenstein: The Old Blood
Ed è subito Easter Egg in Wolfenstein: The Old Blood

Già, vecchi tempi, perché Wolfenstein: The Old Blood si adatta graficamente alle ultime tecnologie, ma possiede un’anima legata a doppio filo con il passato. La conferma ultima viene dagli spettacolari Easter Egg nascosti nei capitoli di gioco, tramite letti o brande possiamo infatti accedere agli ‘incubi’ e rivivere l’esperienza originale di Wolfenstein 3D. L’intero primo episodio classico del 1992, uno dei titoli pionieri di id Software e padre di altre pietre miliari come Doom, otto più un livello Boss all’interno dei quali stanare i nazisti bidimensionali, trovare chiavi e vie d’uscita. Qualora foste alla ricerca delle mappe originali con tanto di aree segrete, eccovi un articolo a riguardo. Risvegliandoci dal nostalgico torpore, resta da raccontare la frequente modalità ALLARME, durante le quali – sempre all’interno della storia – dobbiamo fare attenzione ai comandanti capaci di chiamare rinforzi. Se si viene scoperti, i nemici continuano ad apparire di continuo finché non si elimina il comandante di zona, dunque il gameplay acquista una variante stealth pronta ad appassionare gli amanti del genere. In alternativa si può sempre, ovviamente, fare baldoria e scatenare una guerra ‘nucleare’. A dare ulteriore pepe ai combattimenti anche i numerosi ‘momenti Boss’, durante i quali abbiamo a che fare con robottoni super pompati duri a morire. Perché un 1946 realistico non bastava, servivano giustamente delle aggiunte sci-fi steampunk come automi elettrici, cani robotici, droni spara missili. Diciamolo con franchezza, la sobrietà non è certo di casa al castello Wolfenstein, basta il menu iniziale per avere idea del guaio kitch in cui stiamo per cacciarci.

Wolfenstein: The Old Blood recensione

In conclusione

Se dunque amate gli sparatutto in prima persona lineari, nudi e crudi, senza troppe cose da imparare o a cui badare, Wolfenstein: The Old Blood rappresenta la vostra miglior scelta, anche a fronte di una spesa umana (19,90 euro all’uscita, ancora meglio con l’offerta giusta più in là nel tempo). Affrontare gradualmente tutte le difficoltà vi terrà impegnati per ore e ore di gioco puro, anche considerando una discreta longevità di base (perché il sistema vi indichi il completamento al 50% potrebbero volerci anche 6-7 ore, a seconda del vostro approccio). Una volta portati a termine gli 8 capitoli della campagna principale, ci si può scatenare con dieci sfide (in altrettante ambientazioni diverse) e conquistare medaglie e punteggi. Se invece siete alla ricerca di funzionalità multiplayer, meglio cambiare aria.