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Ghost Recon Breakpoint: la recensione

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Ghost Recon Breakpoint: la recensione

Nonostante il nome dell’autore Tom Clancy sia quasi del tutto sparito dal titolo, Ghost Recon Breakpoint, rimane comunque l’undicesimo episodio della serie da lui creata ed è narrativamente il seguito di Ghost Recon Wildlands. Come il suo predecessore, è uno sparatutto tattico in terza persona ambientato in un mondo aperto. Sono passati sei anni dagli eventi di Wildlands, siamo nel 2025 e ci troviamo su Auroa, un’isola nel Pacifico dove ha sede la Skell Technology, società fondata da Jace Skell che, da un lato, produce droni per applicazioni commerciali, ma dall’altro sviluppa attrezzature all’avanguardia per le forze militari degli Stati Uniti.

In realtà, Jace Skell ha scelto quest’isola con l’obiettivo di trasformarla in un centro di ricerca avanzatissimo, dove i migliori scienziati sono stati assunti per progettare, sviluppare e produrre le tecnologie del futuro per quanto riguarda l’intelligenza artificiale ed i droni. Quando Auroa sembra aver tagliato tutti i contatti con il resto del mondo e una nave mercantile statunitense affonda al largo della sua costa, il governo degli Stati Uniti decide di indagare e lancia l’operazione Greenstone, schierando un plotone Ghost Recon per ristabilire il contatto con l’isola e la Skell Technology. Purtroppo, non appena gli elicotteri che trasportano il plotone di Ghost si avvicinano ad Auroa, vengono attaccati da armi sconosciute e noi, che interpretiamo il ruolo del tenente colonnello Anthony “Nomad” Perryman, ci ritroviamo ad essere apparentemente l’unico sopravvissuto. Non ci metteremo molto a scoprire che, chi ha preso il controllo di Auroa e tenta di ucciderci è Cole Denholm Walker, un ex-Ghost ora a capo dei Lupi, una forza militare privata composta da feccia varia, che intende utilizzare le tecnologie della Skell Technology per creare un nuovo mondo sotto il loro controllo.

L’inizio è, come sempre, propedeutico all’introduzione delle meccaniche del gioco utilizzando un tutorial in-game che ci permette di familiarizzare con l’editor del nostro personaggio, con i comandi, con dei meccanismi RPG e soprattutto con la componente Stealth che sarà particolarmente usata durante tutto il gioco. Le prime missioni ci permetteranno di capire meglio la storia della campagna principale e serviranno per stabilire i primi contatti con i personaggi presenti sull’isola. Inizialmente agiremo da soli, non avendo nessun compagno Ghost con cui approcciare le missioni. Scopriremo che il mondo di Auroa è un ambiente formato da una serie di singoli biomi con diversi climi e una varietà di paesaggi caratterizzati da montagne innevate, foreste, paludi, fiordi e vulcani attivi. Un’ambientazione già vista in precedenti giochi Open-World, caratterizzata da una mappa molto grande divisa in zone punteggiate da campi base che ci serviranno per riposare, gestire le nostre abilità e acquistare o creare oggetti, grazie alla componente Survival introdotta da Ubisoft in questo episodio. Essendo l’isola molto grande, il gioco consente, oltre agli spostamenti rapidi tra campi base, di utilizzare un certo numero di mezzi che ci permettono di muoverci facilmente via terra, acqua e aria.

Ghost Recon Breakpoint

Modalità Single player o Cooperativa?

Senza la presenza dei compagni di squadra controllati dall’IA che ci avrebbero aiutati ad individuare e uccidere i nemici, Ghost Recon Breakpoint si può giocare completamente da soli, magari con l’aiuto del Drone, una volta sbloccato, ma che purtroppo non ottiene gli stessi effetti e quindi siamo costretti ad un massiccio uso dello Stealth perché il gioco in Single Player risulta piuttosto difficile. La conquista di un accampamento o di una base diventa a questo punto più impegnativo, logorante e ripetitivo. Non migliora il fatto che Ubisoft abbia riempito Auroa di “Looting Box” piene di equipaggiamenti di ogni sorta, dalle armi al vestiario, passando da Bonus abilità da associare al nostro personaggio.

La progressione del personaggio è basata, da un lato, sulle armi, che però non spostano molto la potenza di fuoco, vuoi perchè sono a consumo e perché non sono così differenti tra loro. Dall’altro, abbiamo quattro classi disponibili (Assalto, Tiratore, Pantera e Medico) in cui possiamo specializzarci aggiungendo miglioramenti grazie ai punti abilità guadagnati con le missioni. È ovvio che lo sviluppo di una specializzazione ha minor senso se giochiamo da soli, mentre ha il suo perché se fatta in cooperativa. In Ghost Recon Breakpoint, la Modalità Cooperativa è disponibile solo online e permette ad altri giocatori di affiancarci come Ghost. Se, da un lato, è molto più divertente affrontare la storia principale con amici più o meno casuali, dall’altro questa modalità presenta problemi tecnici non da poco: bug grafici, glitch, compenetrazioni, blocco dei menu e via così. Decisamente insufficiente.

Oltre a queste due modalità, Ubisoft ha deciso di introdurre nel gioco anche due Modalità PvP competitivo per al massimo otto giocatori: Eliminazione e Sabotaggio. Niente di particolarmente originale, si tratta di un deathmatch e della difesa di una zona.

Ghost Recon Breakpoint è un gioco che mescola Stealth, Survival, RPG, Loot Shooter senza riuscire a farli convivere tra loro e raggiungere la profondità di ogni genere. Tutti questi elementi risultano disparati, non si incontrano mai e spesso sembrano una perdita di tempo. Ghost Recon Breakpoint ha sì dei momenti avvincenti e qualche buona idea che lo avvicinano al predecessore Wildlands ma, a conti fatti, risulta un passo indietro per il franchise.

Ghost Recon Breakpoint

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