Multiversus, la prova dell’open beta

Celebrità che se le danno di santa ragione.

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Tante botte da orbi con un tocco di malsana follia: sono queste le premesse di Multiversus, provato in versione open beta. Warner Bros Games decide di lanciarsi in una folle avventura, affidando tutti i suoi personaggi significativi nelle mani di Player First Games. Gli sviluppatori americani non sono certo dei novellini. Annoverano tra le loro fila, infatti, personaggi che si sono fatti le ossa in Disney Interactive, Santa Monica Studios e Sledgehammer Games, giusto per citarni alcuni.

Multiversus è un azzardo. Mettere in un’arena multigiocatore Bugs Bunny, Superman, Lebron James e farli letteralmente massacrare di botte l’un l’altro. Tecnicamente il genere è quello del Brawler, un’evoluzione dei vecchi Beat’em’up che esaltano il concetto stesso di location. L’ambientazione, infatti, gioca un ruolo fondamentale per la riuscita del gioco, dove non subisce solo passivamente la scena. Non siamo, però, ai livelli delle Pit Fatality di Mortal Kombat (anche se abbiamo apprezzato le numerose citazioni presenti nel gioco, ndr).

multiversus open beta gameplay

Si tratta di un free-to-play per cui è carico di tutti i pro e i contro della modalità di fruizione. Non è un pay-to-win, questo lo possiamo sottoscrivere senza problemi. La presenza, però, dei gettoni personaggi e dei gleanium (la valuta in-game) invitano il giocatore a mettere le mani al portafoglio. Ovviamente, i soldi reali aiutano “solo” a bruciare le tappe prima del tempo. Stesso discorso vale per tutta la componente estetica, che investe anche le skin dei personaggi. Alcune sono del tutto inedite, al punto da pensare che vogliano spoilerarci qualcosa che ancora non conosciamo.

Il resto segue le regole del classico brawler, dove la “fedeltà” viene premiata con mosse e abilità uniche, oltre che doni estetici all’ultimo grido. L’impressione è che questo free-to-play, al momento è ancora in fase beta, sia destinato a richiamare l’attenzione di tutti. La nostra è già sua, motivo per cui ci lanciamo in questo hands-on di Multiversus, provato, vi ricordiamo, nella sua versione Xbox Series X.

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Nell’epoca dei free-to-play – che sorridono forse troppo ai battle royale (fregandosene altamente degli altri generi, ndr), vedere un brawler è quella che possiamo definire “l’eccezione che conferma la regola”. Quando pensi a questo tipo di gameplay l’immaginario rimanda subito a Super Smash Bros. Brawl, che ha costretto tutti i personaggi dell’universo Nintendo a darsele di santa ragione.

Ideologicamente parlando, Multiversus non è molto distante. Questo gioco, infatti, coinvolge tutti i personaggi “sotto contratto” con Warner Bros, con le dovute e folli conseguenze. La storia non è pervenuta. Si viene catapultati in questo multiverso dove l’obiettivo è non finire fuori dal ring, in match 1vs1 e 2vs2, da giocare in solo o multigiocatore. La presenza del crossplay “quasi” universale è un la bella nota positiva di questo interessante progetto videoludico. Il cross-platform è sia verticale (stessa famiglia e generazioni differenti) che orizzontale (famiglie differenti e stessa generazione), cristallizzando il sogno di ogni giocatore che ama il competitivo.

multiversus open beta ambientazione

Pensate che già solo in questa sessione di prova della beta di Multiversus, gli sviluppatori hanno introdotto nuovi personaggi giocabili, con un Lebron James proveniente direttamente dal nuovo Space Jam: New Legends. Questo vi fa capire che l’impegno dietro lo sviluppo e il mantenimento del gioco è indiscutibile. Warner Bros Games è molto attenta a questo aspetto, e non è un caso che lo sviluppo sia stato affidato al talentuso Player First Games.

La prima impressione è quella di un gioco facile, forse per via del genere che, in alcuni casi, spinge ad affrontarlo “sotto gamba”. Ci si mette poco a capire che il tutorial iniziale è di vitale importanza. Questo non vale tanto per partire subito preparati, quanto per condividere la filosofia base del gioco. Non vince il più forte, ma solo chi è in grado di fare gioco di squadra. Quest’ultimo assunto vi porta a fare delle considerazioni circa sul “con chi” praticare la sana arte del corpo a corpo. Che siate Batman o Shaggy poco importa, i solisti fanno una brutta fine in Multiversus.

Smashing button = Sconfitta certa

Sciolto il nodo sulla filosofia base del gioco, andiamo sempre più in profondità, entrando nel merito del gameplay di Multiversus. Il tutorial prima citato fornisce una panoramica sul come si combatte. Il sistema non è molto intuitivo per via delle numerose combinazioni tra button e stick. Un tasto dedicato al colpo base, un altro a quello speciale, con la possibilità di attivare le “named move” solo direzionando i colpi.

Ogni personaggio ne ha tantissime e sono tutte “proprietarie”. Qualcuna di queste fornisce un vantaggio competitivo di squadra, altre, invece, sono solo offensive. Ogni personaggio, infatti, rientra in una specifica categoria di combattente, che descrive altresì il modo in cui fare gioco di squadra. Non è un caso, infatti, che viene suggerito al giocatore, in fase di scelta del personaggio, eventuali affinità con il compagno del team. Ribadiamo, non sottovalutate questo aspetto perché è un asset fondamentale di questo titolo.

multiversus open beta personaggi

La smashing button non vi farà andare molto lontani. Si danno e si prendono, e più il numerino dei danni subiti si alza e più finire fuori dal ring diventa un’eventualità sempre più concreta. Lo stage è concepito come parte attiva del combattimento. Non entra in maniera diretta all’interno dello scontro, ma invita il giocatore a fare “cose” che ne innestano altre, che a loro volta forniscono un vantaggio temporaneo da sfruttare. Ogni incontro ha una storia a sè, ma lo scenario fornisce degli hint in chiave tattica da non sottovalutare.

Per quanto i riferimenti a Mortal Kombat si sprechino, non esistono né fatality e né pit fatality (ma non escludiamo che in un futuro prossimo e non troppo remoto facciano la loro comparsa, ndr). La conoscenza e l’affinità con il personaggio aiutano ad accrescerne il suo potenziale, sbloccando abilità uniche e nuove feature da utilizzare in battaglia. Le cose importanti, però, ve le guadagnate sul campo e non con scorciatoie di natura economica. Il “bello” si paga, il “forte” no. Ci si vede sul ring, magari dallo stesso lato… o magari no.

Dino Cioce
39 anni, sposato e padre di due bellissimi bambini; anche se il tempo è poco e gli impegni sono tanti, trovo sempre un momento per dedicarmi al mio mantra e al mio credo. I AM A GAMERCRACY

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