What Remains of Edith Finch, la prova della folle avventura grafica di Giant Sparrow

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Durante la conferenza PlayStation della Paris Games Week 2015, Sony ha annunciato fra titoli altisonanti come GT Sport, Detroit e Matterfall anche un piccolo gioco piuttosto strambo, dal nome curioso di What Remains of Edith Finch. Le immagini mostrate mettevano il giocatore in prima persona negli strani panni di vari animali, da una piovra a uno squalo, che in un video di gameplay addirittura rotolava lungo una scarpata senza apparente motivo. Ma cosa ci fa un essere marino sulla terraferma, ad attraversare le strade di campagna per giunta? Pur provando il titolo, siamo rimasti piuttosto confusi a riguardo, se vi fosse un premio per il gioco più folle della settimana sapremmo certamente a chi consegnarlo. Proviamo a spiegare: si tratta di un’avventura grafica a tutti gli effetti, dal gameplay lineare e senza fronzoli particolari. Gli unici controlli che abbiamo a disposizione sono le due levette analogiche del gamepad per i movimenti e i pulsanti dorsali per l’interazione. Non abbiamo molte opzioni, possiamo soltanto esplorare il mondo di gioco – con passo felpato – e scovare oggetti che è possibile muovere, aprire, mangiare ecc.

CINlWtuWcAMepwdViviamo diverse storie personali appartenenti ai membri di una famiglia maledetta dello stato di Whasington, e ognuna di queste è ambientata in un’epoca diversa a partire dal 1900 sino ad arrivare ai nostri giorni. L’unico file rouge tra i diversi racconti è la visuale in prima persona, il resto è sempre diverso e ogni trama termina svelandoci com’è morto il personaggio di turno. Non siamo sempre umani, come anticipavamo prima, anzi possiamo guardare il mondo con gli occhi di un gatto, di un’aquila, di uno squalo, in maniera del tutto random ma allo stesso tempo guidata dal gioco. Ci muoviamo tridimensionalmente in una “mappa” di gioco dalla strada già segnata, almeno nella demo che abbiamo provato, e solo la narrazione nella sua versione finale può e potrà determinare il successo di un’idea simile. Graficamente si alternano zone piuttosto curate, come gli interni della nostra storica casa, ad altre abbozzate e poco dettagliate, accomunate solo da una spessa grana che simula l’effetto delle vecchie pellicole. Neppure il controllo brilla particolarmente, anzi risulta spesso confuso e frustrante, e per nostra fortuna possiamo e dobbiamo sospendere il giudizio fino alla release definitiva. Certamente ciò che ci aspetta è qualcosa di molto originale e poetico, che vuole far leva sull’emotività del giocatore e conquistarlo, ma bisognerà aver pazienza (anche nel gioco) per capirne a fondo le dinamiche.

Aurelio Vindigni Ricca
Fotografo, redattore e managing editor sul web, grande appassionato di cinema, automobili e tech enthusiast della peggior specie. Sulle dita porto i calli del basso ma non disdegno affatto la chitarra acustica. Mi piacciono i temporali e le biografie che si prendono poco sul serio.

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