Diablo IV, la recensione su Xbox Series X

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Una saga che prende una direzione diversa rispetto al suo passato, con una pesante responsabilità nelle mani di Diablo IV. Blizzard, senza rinnegare tutto quello che è stato nel corso dei precedenti 25 anni di attività, propone un sistema di gioco rinnovato e al passo con i tempi. Tempi che richiedono gameplay semplici, immediati, reattivi e con un livello di comprensione veloce. Un processo di destrutturazione delle sue meccaniche che lo hanno reso celebre e apprezzato in tutto il mondo, riuscito alla perfezione al netto di qualche problema lato server “fisiologico” visto il successo riscosso in termini di partecipazione.

Gli sviluppatori americani non badano a spese, offrendo una mappa di gioco che definire enorme è solo un eufemismo. Stando a quanto da loro riferito la fruizione complessiva dei vari contenuti ivi presenti si aggirerebbe intorno alle 100 ore, anche se i nostri calcoli vedono questo numero al rialzo. La lore edificata per questo quarto capitolo della saga di Diablo è credibile e al tempo stesso anche originale, che mette al centro della storia e degli eventi di gioco il concetto di fede. Due culti contrapposti, con l’angelo decaduto Inarius in cerca della sua ascensione e il demone Lilith che si nutre dell’odio presente in Sanctuary.

La struttura del gameplay è quella tipica di un MMORPG di matrice principalmente PvE. Non mancano, però, delle zone della mappa chiamate “Campi dell’odio” dove è possibile affrontare altri giocatori in modalità PvP. Non intendiamo tediarvi oltre con la nostra immancabile premessa, motivo per cui vi lasciamo alla nostra recensione di Diablo IV, quarto capitolo del franchise Diablo

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COINVOLGIMENTO

25 anni di attività, con il terzo capitolo che dista 10 anni da quello attuale. Numeri che la dicono lunga circa il peso della responsabilità di questo quarto capitolo, chiamato a portare una ventata di freschezza alla saga, senza snaturare la sua essenza.

Prime impressioni e interpretazione del genere

Altro capitolo, altro mondo di gioco ed altro contesto storico di riferimento. Diablo IV arriva a più di 10 anni dallo scontro con il demone Diablo, per lasciare spazio ad una nuova stirpe malefica. Di acqua sotto i ponti ne è passata, ed anche parecchia, con il mondo del gaming che ormai vede contrapposte due realtà – quella console e quella di PC – con modelli di fruizione e tempi di gioco che non sempre coincidono.

Blizzard, ricordiamo, concepì questa saga (che conta, con l’attuale, 4 capitoli all’attivo) quando i GDR si giocavano solo con mouse e tastiera, con un livello di complessità del gameplay adatto per l’ecosistema di riferimento. Diablo IV, di primo acchito, si presenta estremamente più semplice e meno complesso rispetto al passato, molto più action e – passateci anche questa simil blasfemia – meno strategico.

Un approccio che, senza fare troppi giri di parole, sorride sicuramente a tutti i possessori di console e a coloro che amano la comodità del controller. I più attempati, come lo scrivente, si approcceranno al cambiamento in maniera più prudente, assegnando alla “fiducia verso il gioco” una grande clausola di riserva. Una fiducia che va conquistata sul lungo termine, verificando tutto quello che succederà in ottica mantenimento.

Il tallone d’Achille, in tutti i giochi che si presentano in formato MMORPG, è da sempre insito nel dedalo dei bilanciamenti, con la classica coperta che quando copre da una parte ne lascia un’altra inevitabilmente scoperta. Una fiducia che verrà conquistata anche con tutto quello che l’End Game riserverà, senza dimenticare le dichiarazioni degli sviluppatori circa la mole di contenuti che verrà rilasciata post lancio.

Ovviamente non siamo arrivati sin qui a mani vuote. Abbiamo, infatti, alle spalle due sessioni di beta, più un’ultima dedicata al server Slam, una simil beta mascherata da test tecnico. Le classi, che ricordiamo essere 5 al lancio, sono state tutte da noi testate. Il confronto tra la versione finale attuale e quella embrionale vista nel corso delle beta non fa emergere delle differenze abissali.

Non è una nota di demerito, tutt’altro. Questo è il chiaro esempio di come gli sviluppatori hanno saputo sfruttare al meglio le sessioni di beta mondiali, capitalizzando nel migliore dei modi il feedback ricevuto dai numerosissimi utenti che vi hanno partecipato. La dimensione della mappa “impressiona” per estensione, lasciando intendere senza mezzi termini che le cose da fare a Sanctuary saranno tantissime.

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Fattore ripetitività e scalabilità livello di difficoltà

Iniziamo ad entrare un po’ nel tecnico, andando a toccare quelli che possono essere definiti gli aspetti più delicati per un videogioco, ed in particolare, quelli di matrice ruolistica. Diablo IV fornisce sin da subito la possibilità di selezionare due livelli di mondo, un modo alternativo per indicare la scalabilità del livello di difficoltà. Più il numero selezionato è alto e minore sarà la nostra possibilità di sopravvivere con facilità nelle terre di Sanctuary. Di contro, il livello di equipaggiamento e il loot in genere acquista una maggiore qualità. Un livello di sfida che premia gli audaci.

Nel corso del gioco si sbloccheranno altri livelli di mondo, indi per cui l’esperienza di gioco non viaggia mai sui binari della monotonia, sempre se la si vede sotto il profilo della linearità della difficoltà. Non si è obbligati a cambiare il livello di mondo, e si può benissimo arrivare alla conclusione del gioco con il LV1, ma quello che si lascia per strada, in termini di loot, non è poco. Anzi, ci permettiamo di dire che vale il prezzo del biglietto.

Per quello che concerne, invece, il sistema delle missioni, beh, qui c’è l’imbarazzo della scelta. Il mondo di Diablo IV nasce già condiviso tra più utenti. Si può “gruppare” dove e come si vuole ed essere coinvolti in scontri casuali scatenati da altri giocatori. Il sistema delle missioni prevede delle quest principali e secondarie, missioni di classe, eventi casuali, spedizioni e luoghi nascosti da esplorare (come sotterranei e cantine). Le secondarie, talvolta, peccano per originalità, e solo per alcune abbiamo riservato un posto speciale nell’album dei ricordi. Analogo discorso per i cd. luoghi nascosti, che il più delle volte ripropongono anche il medesimo scenario.

Le spedizioni sono il fiore all’occhiello dell’esperienza di gioco di Diablo IV, sia per estensione di mappa che per livello di sfida. Arrivare al termine non è facile, soprattutto se si decide di affrontare il tutto in solo. Al termine ci aspetta sempre un ricco bottino, ma metterci le mani sopra non sarà affatto una passeggiata.

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CONTESTO DI GIOCO

Un nuovo nemico spunta all’orizzonte, anche se la distinzione tra buoni e cattivi non è sempre così chiara. Il viandante solitario dovrà scegliere bene di chi fidarsi, anche se in verità quello che conta è portare a casa la pelle (e il bottino).

Storia e protagonisti

Veniamo da molti identificati con il termine “viandante solitario”, altri invece ci etichettano come “prescelto”. Dopo aver identificato la nostra classe, facciamo subito la conoscenza del nemico n.1 di Diablo IV: il demone dell’odio Lilith. Il villain di questo quarto capitolo è lei, che si circonderà di un esercito di blasfemie che ama nutrirsi delle disgrazie dei poveri abitanti di Sanctuary, sfruttando le loro debolezze e manipolando le loro menti.

Finiamo un po’ “in mezzo” all’ascesa di Lilith, con una connessione che ci porta ad avere delle visioni circa le sue malefatte ed intraprendere, quindi, questa missione quasi per spirito di sacrificio, più che per necessità. Tutti sembrano contare su di noi, ma un monito lo dobbiamo comunque lanciare, senza scivolare negli spoiler. Nulla è come sembra, e la distinzione tra buoni e cattivi non sempre è chiara.

Un alone di mistero che aleggia sempre su tutti i personaggi chiave della storia, con la narrazione che viene affidata non solo alle cutscene dedicate, ma anche ai numerosi documenti e manoscritti sparsi in Sanctuary. Anche gli NPC, come ad esempio, gli abitanti presenti nei vari avamposti, hanno dei punti di vista interessanti su quello che sta succedendo intorno a loro, giusto per tornare a quel famoso discorso fatto circa la “distinzione” tra buoni e cattivi.

Ancora un volta, gli sviluppatori riescono a costruire una nuova lore per il quarto capitolo di questa fortunata saga, con dei momenti in cui si ricorda il passato ma senza obbligare nessuno a sentirsi escluso. Una nuova epoca ed un nuovo mondo si apre davanti a noi, che attende solo di essere esplorato ed affrontato senza fretta e nel migliore dei modi.

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Credibilità rispetto al genere

Una domanda è lecita: possiamo parlare di Diablo IV senza conoscere i precedenti 3 capitoli del gioco? In verità, al presente quesito abbiamo, in parte, risposto prima, e siamo ben contenti di ritornarci sopra, anche per ricordare quello che c’è stato. La saga di Diablo ha sempre messo la narrativa al centro del gioco, con noi che rivestiamo sempre il ruolo di perfetti Sig. Nessuno, pronti ad essere trascinati nella marea degli eventi (e scoprire che alla fine siamo sempre parte “in causa”). In passato, vuoi per gli evidenti limiti tecnologici o per scelte progettuali, la narrazione scelta era meno cinematografica di quella attuale.

Il grosso veniva affidato alle cutscene, talvolta in formato FMV, e poi linee di dialogo “infinite” da leggere. Diablo IV, oltre al doppiaggio in italiano, si presenta con uno stile più user friendly, con momenti di gore abbastanza pesanti e situazioni talvolta tragicomiche. Trovarsi a che fare con quelle estenuanti sessioni testuali di un tempo è solo, fortunatamente, un lontano ricordo del passato.

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CONTROLLI/GAMEPLAY

Un processo di semplificazione senza precedenti, che rende il gameplay ad uso e consumo di tutti i possessori di un controller. La scelta è quella di chiamare a se un maggior numero di adepti con un offerta adatta a tutti quelli che amano gli RPG spiccatamente action.

Feeling, complessità e accessibilità dei controlli

Quella che abbiamo davanti è una vera e propria rivoluzione in termini di gameplay. Diablo IV si presenta spogliato completamente di tutta quella sua complessità che lo ha sempre contraddistinto nel corso di questi 25 anni di onorata carriera nel mondo dei videogiochi. Un percorso di maturazione che lo vede fare i conti con la dura realtà di oggi,  che obbliga gli sviluppatori a concepire infrastrutture di gioco meno complesse e più reattive. Tutto questo espone un gameplay consolidato come quello ideato dagli dagli sviluppatori di casa Blizzard a fisiologiche critiche da parte della community, che ricordiamo essere una delle più attive in circolazione.

A conti fatti, il sistema dei controlli pensato per Diablo IV edifica i suoi pilastri portanti intorno alla presenza di un controller. Le poche skill a disposizione ne sono un chiaro esempio eclatante, vista il limite fornito dal numero di tasti a disposizione. Tutto ruota alla migliorata e rinnovata capacità di movimento del personaggio, dotato anche di scatto “salva vita”. Questo processo di semplificazione del gameplay fa sì che tutti coloro che approcciano per la prima volta a questo monumento al videogioco non ne escano terrorizzati. Al contrario, il feeling con il layout dei controlli è pressoché immediato, anche per tutti coloro che, come lo scrivente, lo hanno sempre fruito alla presenza di mouse e tastiera.

Il nuovo corso di Diablo IV parte proprio da questo rischioso processo di destrutturazione del gameplay e delle meccaniche di gioco che hanno reso Diablo una delle più giocate saghe al mondo. Una scelta che non ci sentiamo di definire azzardata se analizziamo il contesto attuale videoludico, ma semplicemente figlia del tempo e noi, come tali, siamo i giusti testimoni di questo passaggio che ci sentiamo di definire come Epocale.

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Struttura del gameplay e coerenza con il genere

Diablo IV si presenta in una veste puramente MMORPG. Le componenti in gioco sono le medesime di un classico gioco di ruolo, come la costruzione di una build, la progressione e la crescita livellare delle sue statistiche e lo sblocco di abilità e talenti all’interno di uno skill tree. Tali componenti non vanno analizzati singolarmente ma come parte di un ecosistema ben preciso di gioco, che rientra nei canoni dei MMORPG di matrice PvP/PvE.

Iniziamo dalla costruzione di una build che possiamo meglio identificare come “l’abito” con cui affrontiamo le innumerevoli battaglie presenti nelle lande di Sanctuary. La sua fattura è legata a doppio filo con il livello di rarità, le statistiche di ogni singolo componente (e le eventuali feature esclusive) che comprendono armatura, armi e gioielli. È chiaro che nessuno vi regala nulla, indi per cui l’equazione “più giocate e più vincete” diventa una fonte di verità assoluta.

Qualche trucchetto, se così lo si può definire, addolcisce questa amara pillola. Giocare, per esempio, ad un livello di mondo più alto può sicuramente aiutarvi in tal senso, in quanto i vari nemici e boss saranno ben più generosi in termini di bottino. Non ci vuole molto a svelare la dura verità che si cela dietro il gameplay di Diablo IV, che sorride inevitabilmente a tutti coloro che piazzeranno una bella tenda nelle desolate terre di Sanctuary.

Per quello che concerne, invece, la progressione del personaggio, questa si basa su un sistema di crescita livellare, che mette uno spartiacque tra prima e dopo il livello 50. Ad ogni avanzamento vi è un incremento delle statistiche del personaggio, oltre che il rilascio di un punto di abilità da spendere all’interno di uno skill tree dedicato per classe. Fate attenzione, però, a questo aspetto in quanto è uno degli elementi chiave per costruire una build in grado di rispecchiare al meglio il vostro stile di gioco.

Il processo di semplificazione voluto dagli sviluppatori ha interessato anche il numero di statistiche che descrivono il personaggio, che si suddividono in base, primarie e secondarie. Una perfetta carta di identità del vostro personaggio dove si evidenziano i punti di forza e di debolezza del viandante solitario.

Dulcis in fundo troviamo lo skill tree, il luogo in cui sbloccare tutte le varie abilità del nostro personaggio. Qui possiamo investire quei famosi punti abilità ottenuti ad ogni passaggio di livello, ma lo sblocco non interessa solo le nuove skill equipaggiabili. Le statistiche del personaggio – base, primarie e secondarie – non restano immuni al cambiamento, con dei modificatori attivabili direttamente nell’albero delle abilità. Apprezzabile il rollback previsto dagli sviluppatori, anche se non è gratuito (si parla sempre di valuta in-game). Se ci accorgiamo che l’impiego dei punti abilità non è stato dei migliori è possibile ripartire da zero e ricostruire uno nuovo skill tree.

Tutto quello che abbiamo sin qui enunciato riguarda un singolo personaggio, scordandosi ogni forma di condivisione dell’esperienza. Questa scelta non è tanto figlia della classe scelta e delle missioni dedicate, quanto per il sistema di progressione, unico per ogni tipologia di personaggio. Gli skill tree, infatti, sono tutti diversi tra loro, con abilità uniche e descrittive di classe.

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DIMENSIONE ARTISTICA

L’isometrismo, marchio di fabbrica della saga, ci permette di apprezzare al meglio l’immenso lavoro dietro la costruzione dei vari scenari di gioco, che propongono delle ambientazioni e degli ecosistemi da cartolina. 

Ambientazione, stile e fattore immersione

Diablo IV ci regala un biglietto di sola andata per le lande desolate di Sanctaury, una terra di nessuno dove gli ultimi rimasti si sono rifugiati all’interno di avamposti presidiati da quelli che un tempo erano dei nobili e che adesso sono chiamati anche loro alle armi. Vi sono due fazioni contrapposte che professano quella che comunemente viene definita “FEDE”: i seguaci di Inarius – un Angelo decaduto in cerca della sua ascensione – ed un’altra che celebra il culto del demone Lilith. La storia viene servita in maniera progressiva e questo ci porta ad entrare sin da subito in sintonia con gli eventi presentati in questo quarto capitolo della storica saga.

Le ambientazioni si sviluppano sia in estensione che in profondità, con il concetto di open world legato solo alla prima delle due. Tutte le sessioni nei sotterrane, infatti, hanno dei confini e dei perimetri ben definiti. Il territorio di Sanctuary presenta una dimensione importante, con una mappa di gioco che offre almeno 100 ore di gioco, se consederiamo sia le missioni che la fase esplorativa.

La velocità di movimento tra le varie regioni migliora con l’ottenimento della cavalcatura, sbloccabile dopo la missione “Il favore di Donan”. Inoltre, per spostarsi rapidamente da un punto all’altro della mappa si può sempre ricorrere alla creazione di portali e allo spostamento rapido. Resta il fatto che sotto il profilo puramente grafico e stilistico gli sviluppatori di casa Blizzard hanno realizzato un vero e proprio capolavoro. Il mondo di gioco offre diversi ecosistemi fruibili, dal desertico al glaciale, senza mai dare l’impressione che vi sia un qualcosa di riciclato e già visto altrove.

Un discorso analogo lo facciamo anche per quanto concerne l’outfit dei vari personaggi, anche se qui ci tocca muovere una prima critica circa alcune scelte commerciali operate dal colosso americano. Vi sono, infatti, nello store del gioco numerose skin che presentano un prezzo di listino che a nostro avviso sembra leggermente eccessivo. Comprendiamo l’esigenza di fare cassa nel migliore dei modi, anche se non condividiamo appieno le modalità, anche perché, ad eccezione delle edizioni Ultimate e Deluxe Edition, il season pass viene già venduto separatamente.

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Livello di definizione grafica

Il banco di prova della “scelta” operata dagli sviluppatori americani, oltre alla credibilità in chiave gameplay, risiede soprattutto nelle performance in termini di prestazioni e resa grafica in generale. Parliamo di un gioco che non “dovrebbe” mai scendere sotto mai sotto i 60 fps, mantenendo una risoluzione sempre accettabile e tendente al 4K. Un condizionale che ci sembra doveroso, visto e considerato che, in alcuni momenti, siamo stati testimoni di episodi di stuttering (anche se non abbiamo la certezza matematica che la causa non sia da ricercare anche lato connettività).

I server di gioco, in questi giorni a ridosso del lancio, sono stati chiamati a degli straordinari, con un afflusso talmente alto che ha costretto gli sviluppatori a mettere le mani avanti segnalando dei possibili rallentamenti e disconnessioni. Motivo per cui, sotto questo aspetto, anche noi preferiamo mettere le mani avanti prima di puntare il dito accusatorio.

L’isometrismo non ci permette di fare delle valutazioni di dettaglio ma solo di contesto. Ciò premesso, il livello di definizione grafica delle ambientazioni, come già sottolineato prima, è semplicemente formidabile. Permetteteci di scivolare in un giudizio puramente personale: sotto il profilo dell’immersione, meglio le location “al chiuso” rispetto quelle “all’aperto”. Una considerazione, come anticipato, puramente personale che ci ha ricordato i fasti del passato, con quegli interminabili dungeon all’interno di grotte e catacombe.

Colonna sonora ed effetti audio

Siamo nell’ambito delle novità della serie, e tra queste annoveriamo una rinnovata ricercatezza del fronte sonoro. Non parliamo dei soli motivi di accompagnamento, in grado di enfatizzare nel migliore dei modi le situazioni angoscianti che ci troviamo a vivere nostro malgrado. Ci riferiamo a tutti quegli elementi di contesto in grado di descrivere, sotto il profilo acustico, lo scenario di gioco. Anche in questo caso preme evidenziare, sempre sotto il profilo del de gustibus, come i contesti “al chiuso” regalino una migliore esperienza sotto il profilo dell’immersione, soprattutto se muniti di un impianto audio auricolare idoneo.

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INTRATTENIMENTO

Dedicato a tutti coloro che amano la saga e non solo. Tenendo bene a mente questo dato di fatto è facile arrivare alla conclusione che Diablo IV è stato concepito per durare nel tempo, motivo per cui sarà sempre un titolo che attirerà un giusto interesse.

Modalità di gioco e rigiocabilità

Diablo IV si presenta con 5 classi all’attivo – Barbaro, Incantatrice, Negromante, Tagliagole e Druido – ed una sola modalità di gioco fruibile in modalità PvE, con delle zone PvP dedicate. Si parla di circa 100 ore di gioco e diversi mondi di gioco (che ricordiamo essere paragonati al livello di difficoltà) per ambire al famoso traguardo del livello 100 e che apre numerosi scenari in termini di condivisione dell’esperienza. Il mondo di Sanctuary è imprevedibile, ed accanto alle missioni lineari vi è una moltitudine di “cose” che possono accadere, senza che siano nemmeno prevedibili. Una vera e propria consacrazione del concetto stesso di open world, applicato ad un genere – quello dei MMORPG – che iniziava un po’ a “perdersi”.

La presenza di queste 5 classi ci porta a rinnovare il nostro costante interesse verso il gioco, nella misura in cui si ha la giusta voglia di far crescere più di un personaggio. Non essendoci una condivisione della progressione, ogni personaggio crea un profilo a se. Sebbene le missioni storia e secondarie siano le stesse, la costruzione della build e la crescita dello skill tree sono diversi e dedicati per ogni classe. Il consiglio spassionato è quello di far progredire almeno due viandanti solitari, in attesa di un futuro DLC che riserverà nuove sorprese in termini di classi.

Feature multigiocatore e predisposizione allo streaming

Come più volte ribadito nel corso di questa nostra recensione, Diablo IV offre la possibilità di condividere l’esperienza con altri giocatori sin da subito. Il mondo di gioco, infatti, ospita diversi giocatori che daranno vita a degli incontri casuali finalizzati al completamento di missioni, eventi e spedizioni. Il tutto non è necessariamente deciso a monte ma può succedere anche in maniera del tutto casuale. Unitamente a questo aspetto vi è anche la possibilità di entrare a far parte di un gilda, un gruppo organizzato dove coordinarsi per dare vita a delle belle ed intense sessioni di gioco.

Sotto il profilo delle live, beh, basta solo affacciarsi dalla finestra di Twitch per capire che Diablo IV è il gioco del momento. Non sarà sempre così, e probabilmente non avrà lo stesso seguito di titoli del calibro di Warzone, ma siamo certi che la sua nicchia di fedelissimi ci sarà sempre, anche perchè l’offerta contenutistica del season pass prevede numerosi colpi da mettere a segno.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Prime impressioni
9.0
Contesto di gioco
9.0
Controlli/Gameplay
9.0
Dimensione artistica
9.0
Intrattenimento
9.0

Sommario

Blizzard, senza rinnegare tutto quello che è stato nel corso dei precedenti 25 anni di attività, propone un sistema di gioco rinnovato e al passo con i tempi. Un processo di destrutturazione delle sue meccaniche che lo hanno reso celebre e apprezzato in tutto il mondo, riuscito alla perfezione al netto di qualche problema lato server "fisiologico" visto il successo riscosso in termini di partecipazione. Gli sviluppatori americani non badano a spese, offrendo una mappa di gioco che definire enorme è solo un eufemismo.
Dino Cioce
39 anni, sposato e padre di due bellissimi bambini; anche se il tempo è poco e gli impegni sono tanti, trovo sempre un momento per dedicarmi al mio mantra e al mio credo. I AM A GAMERCRACY
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Blizzard, senza rinnegare tutto quello che è stato nel corso dei precedenti 25 anni di attività, propone un sistema di gioco rinnovato e al passo con i tempi. Un processo di destrutturazione delle sue meccaniche che lo hanno reso celebre e apprezzato in tutto il mondo, riuscito alla perfezione al netto di qualche problema lato server "fisiologico" visto il successo riscosso in termini di partecipazione. Gli sviluppatori americani non badano a spese, offrendo una mappa di gioco che definire enorme è solo un eufemismo.Diablo IV, la recensione su Xbox Series X