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DIRT 5, la recensione PS4

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DIRT 5, la recensione PS4

Qual è l’unico gioco in grado di mixare il gameplay tipico di un simulatore di rally e al tempo stesso di smantellare le leggi della fisica sinora conosciute. La risposta è DIRT 5, argomento della nostra recensione PS4. Il franchise, iniziato grazie alla buonanima di Colin Mcrae, è arrivato alla sua ottava iterazione. In questi anni il titolo è maturato moltissimo, costruendo un’identità forte e ben presente.

Non è facile trovare questo aspetto in un videogioco. Il solo fatto di vedere un’immagine particolare alimentata da colori e musica spaccatimpani, trascina il nostro immaginario al franchise di Codemaster. DIRT 5 è, però, il classico gioco con cui “si va a simpatia”. La simulazione e il realismo hanno, di fatto, abbandonato la saga diverso tempo fa. Sebbene si possa giocare con volante e pedaliera, questi servono solo al puro e semplice arcade. E che arcade.

dirt 5 recensione ps4

Il termine “Dirt” fa capire qual è l’elemento naturale predominante di questo speciale franchise, la terra e il fango. In realtà ci sono altri elementi come la neve e il ghiaccio che daranno il cambio spesso e volentieri. Ci sono ben 70 tracciati sparsi su 10 località del mondo. Si passa dalla Norvegia al Marocco, con tappe intermedie anche in Italia. Ogni location nasconde al suo interno numerose difficoltà e non si sa mai cosa ci aspetta dietro ogni curva.

La difficoltà, però, non è insita solo nel tracciato ma anche nel veicolo che in quel preciso momento guiderete. A seconda della tipologia di evento la vostra scelta sarà obbligata. Gli sviluppatori questa volta non si sono proprio lasciati mancare nulla e ogni gara non sarà mai uguale all’altra (anche se a un certo punto conosceremo i tracciati a memoria). Stesso discorso vale per le categorie di veicoli. Ogni evento richiede una particolare tipologia di veicolo che chiamerà un approccio di guida sempre diverso.

Insomma, accendiamo i motori e partiamo con la nostra recensione di DIRT 5, titolo, vi ricordiamo, provato nella sua versione per console PS4.

L’arcade è sempre l’arcade

Vi era un tempo, non molto lontano, in cui i giochi di guida erano puro divertimento. Non esistevano leggi della fisica, le gomme non si usuravano, i consumi di carburante non erano da tenere d’occhio e i danni alla vettura non erano inabilitanti. Era il tempo in cui la bravura del giocatore consisteva nella velocità con cui si sintonizzava con il gameplay. In parole povere, questione di feeling.

DIRT 5 è questo, puro istinto e molto feeling. Chi conosce il franchise, e ne ha seguito la storia e lo sviluppo nel corso degli anni, sa esattamente di cosa stiamo parlando. Inizialmente vi era il confronto/scontro tra l’erede di Colin Mcrae Rally e WRC, quello che aveva la licenza ufficiale. Questa situazione vige tuttora anche oggi e si estenderà solo sino al 2023, visto che Codemasters ha raggiunto l’accordo con la federazione. Che ne sarà di DIRT? Probabilmente qualcosa cambierà e non si esclude un ritorno al “serio”.

dirt 5 recensione ps4

Motivo per cui dobbiamo goderci ogni attimo di questa spettacolare saga. DIRT 5 è un titolo che va compreso, soprattutto se si approccia alla serie per la prima volta. Fortunatamente non è un circolo esclusivo. Il gameplay è di tipo adattivo e diventa più difficile con il passare delle gare ed eventi. Fondamentalmente ci sono due modi per giocare, noi contro l’intelligenza artificiale e noi contro altri noi. Qual è la modalità più divertente? Beh, qui dipende tutto da voi.

Possiamo solo fornirvi delle dritte se è la prima volta che giocate a un titolo della serie. La modalità carriera è una cosa che dovete assolutamente provare. Quest’ anno grazie a due speaker del calibro di Nolan North e Troy Baker verrete guidati all’interno di una modalità pseudonarrativa. Il vostro obiettivo, infatti, sarà quello di battere i campioni di turno ed entrare di diritto nella storia di questa folle competizione. Dovete solo prendere dimestichezza con alcuni tipi di veicoli e tracciati.

Se invece siete degli amanti della competizione vera, quella spalla o anche online, DIRT 5 vi viene incontro con numerosissime tipologie di gara. Non solo, quindi, la classica gara split screen con 4 giocatori a schermo (che bei ricordi…), ma anche gare a schermo intero con dei piccoli minigame al suo interno. In stile guardia e ladri o se preferite rubabandiera dovete acciuffare o scappare.

Momenti di next-gen

Se dobbiamo trovare il vero valore aggiunto di questo gioco rispetto al precedente, anche paragonato alla concorrenza (su sterrato o meno) penso che non solamente noi urleremmo la GRAFICA. Manco a farci apposta, è proprio da urlo. Non è facile iniziare da qualcosa in particolare, ma ci proveremo. Secondo una nostra personale classifica, le 3 cose che lasciano veramente di stucco sono la gestione delle fonti luminose, i colori e la risoluzione delle texture.

L’illuminazione globale è da sempre un nodo difficile da sciogliere quando si parla di videogiochi. Codemasters si affida al suo Onrush, un engine che dimostra gli attributi. Non entra mai in crisi anche in situazione in cui bisogna gestire un numero elevato di poligoni tra luci, ambientazioni e veicoli. Anche se abbiamo la possibilità di scegliere sin dall’inizio se aderire alla corrente delle prestazioni e o a quella della grafica, la luce non ci abbandona mai. Nei momenti di passaggio, come l’alba e il tramonto, il rischio di andare fuori strada è elevatissimo. Mi raccomando ad immortalare i vostri momenti più belli con la photo-mode a disposizione (anche se non proprio il massimo a livello di utilizzo).

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La luce è molto importante ma il colore è quello che riesce a dare un tono ai momenti di gioco. Forse non se ne parla mai abbastanza quando si deve scrivere una recensione, anche perché sono quegli argomenti un po’ scontati. Cavolo, chi è che si metterebbe a scrivere un sonetto sull’eccezionale gestione delle palette cromatiche? Noi, ovviamente. Tralasciando lo stile unico di DIRT 5, che prevede dei colori forti e sgargianti sempre sopra le righe, in gara questi sono fondamentali per farci capire quali insidie nasconde il manto stradale. Anche cogliere una lieve sfumatura ci fornisce un aiuto importantissimo in chiave gameplay.

Se dal terriccio passiamo al ghiaccio lo stile di guida deve necessariamente adattarsi. Si passa dalle curve aggressive al controsterzo misurato. È vero che il freno è quasi un optional in Dirt 5 ma non esagerate. Anche se lo stile è arcade i danni alla vettura ci sono e fanno male. Ed è qui che entra in gioco l’ultima feature che ha catturato il nostro interesse, le texture.

Ovviamente è un argomento che va affrontato sotto due diversi punti di vista, quello strettamente legato al design delle vetture e quello connesso alle ambientazioni. Purtroppo, in questo caso di specie, non riusciamo a fare un discorso equo e bilanciato. I tracciati creano dei veri e propri ecosistemi di gioco. Quando inizia la gara si viene catapultati in un mondo, basato su regole decise dalla natura. Ed è proprio questa la parte bellissima di Dirt 5. Non è una semplice competizione di auto, ma una sfida contro le forze della natura.

Vade retro simulazione

Vi abbiamo detto all’inizio della nostra recensione di Dirt 5 come la parola simulazione non appartiene in alcun modo al nuovo titolo di Codemasters. Diremo quasi che questo termine è stato bandito dal regno delle folli gare su sterrato. Non pensate, però, che il termine arcade si sinonimo di facile. Niente di più sbagliato. Sicuramente ci sono degli accorgimenti che dovete rispettare oltre che capire i punti di forza e debolezza delle varie classi di veicoli a disposizione.

Partendo dal fatto che ad ogni evento corrisponde una classe specifica di veicoli, il vostro speciale obiettivo sarà quello di entrare, quanto prima, in sintonia con il vostro bolide. Vi anticipiamo che non sarà per niente facile e qualche parolaccia di troppo vi partirà in automatico. Ad iniziare dalle gare di sprint dove lo sterzo è calibrato per girare automaticamente a sinistra, costringendoci a gareggiare sempre in derapata controllata. Come non dimenticarsi, poi, delle cross raid dove mostri di pura potenza si affronteranno in una gara dove il più forte è quello che riesce a stare in pista.

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Prima vi parlavamo dell’importanza del feeling. Partiamo dal presupposto che è impossibile non avere simpatie e antipatie. Ci sono delle gare, dei tracciati, degli eventi e delle auto con cui sarà amore a prima vista. Sicuramente questo vi tornerà utile in multigiocatore, quando affronterete avversari ostici ma con gli stessi veicoli vostri. Il gameplay di Dirt 5, però, riesce a mandarci dei messaggi silenti mentre guidiamo. Lo fa con i riflessi di luce, con i colori, con i suoni e con le vibrazioni.

Ok, ci avete scoperto. Il tutto è già pronto per la next gen visto che stiamo parlano del feedback aptico e dei vari engine dedicati alla grafica e all’audio. Chi ha avuto il piacere di provare Dirt 5 su Xbox Series X ha rilasciato delle dichiarazioni da hype. Noi lo abbiamo provato su PS4 Pro e la cara e vecchia console Sony, prossima al pensionamento, la sua figura la fa sempre e comunque.

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IL COMMENTO

Codemasters ci regala un altra sana iniezione di adrenalina, salutando questa generazione in grande stile. Lo fa con uno dei suoi franchise più redditizzi, DIRT 5, che si dimostra prontissimo per la next gen. La formula non cambia, anche se ci sono nuovi veicoli e tracciati. La carriera è quella che ha subito un intervento di restyle notevole, con la presenza di un cast d’eccezione calati in un contesto storico narrativo. Non più, quindi, solo gare in sequenza ma anche un minimo di racconto.

La grafica è veramente notevole. Tra luci, colori e texture le pupille non riusciranno a distinguere facilmente il bello dallo stupendo. Nonostante il genio creativo al servizio della costruzione dei vari tracciati, dopo un paio di ore di gioco vi accorgerete che, anche se i veicoli e le tipologie di eventi cambiano, il layout dei tracciati non cambia tantissimo. Purtroppo è una coperta che da una parte si scopre. Sicuramente non è un aspetto in grado di alterare in negativo la nostra esperienza di gioco, ma nel lungo periodo rischia di far propendere solo per alcune modalità.

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