Mad Max, la recensione: soli contro il Grande Nulla

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La storia dei tie-in videoludici è lunga e non sempre costellata di ottimi prodotti, anzi, è più facile contare i risultati scadenti – realizzati in fretta e furia da sviluppatori di terze parti in seguito all’enorme successo di un film – che i giochi indimenticabili. Praticamente qualsiasi perla di Hollywood che abbia sbancato al botteghino dagli anni ’80 in poi ha avuto il suo gioco di riferimento su qualsiasi piattaforma, a iniziare dal famigerato E.T. L’extraterrestre per Atari 2600 passando per Rambo, Ritorno al Futuro, i Ghostbusters e così via, titoli capaci di vendere milioni di copie grazie al loro brand soprattutto durante l’epoca d’oro del NES di Nintendo. Oggi siamo arrivati all’ottava generazione di console con PS4 e Xbox One e la moda di creare videogiochi ispirati a produzioni di successo non è certo passata, eccoci infatti a parlare di Mad Max per PS4, Xbox One e PC, l’ultimo lavoro degli Avalanche Studios che segue la fortunata onda di Mad Max: Fury Road, film di George Miller passato al Festival di Cannes 2015 e nelle nostre sale cinematografiche appena qualche mese fa.

In realtà la pellicola con Tom Hardy e una glaciale Charlize Theron è stata soltanto un pretesto per rispolverare la serie, iniziata su grande schermo nell’ormai lontano 1979 con Mel Gibson nei panni del folle Max, e modellare un’opera videoludica completamente slegata dai recenti eventi. Eventi che a loro volta erano del tutto originali rispetto alla trilogia precedente, collocati cronologicamente in un tempo indefinito. La stessa politica di allontanamento da qualsivoglia reboot, sequel e prequel attuata da George Miller fa vincere la sfida anche allo studio di Stoccolma e New York, che fra le altre cose vanta nel suo curriculum la serie di Just Cause, per intenderci. Non avere vincoli di trama, di personaggi e immaginazione ha permesso la produzione di un titolo libero, per molti versi anarchico, con uno spirito smaccatamente arcade opposto a svariati elementi simulativi. Ma procediamo per gradi.

Il mondo post-apocalittico di Mad Max

Ci troviamo nel mondo post-apocalittico che secoli di inquinamento scellerato e abusi di risorse hanno creato, un panorama desolato e desolante fatto per lo più da sabbia, catrame, melma di dubbia natura, macerie. Cibo e acqua sono sempre più un miraggio, così come i proiettili, e le uniche oasi – chiamiamole così – nel mare eterno di deserto che ci circonda (il Grande Nulla) sono baracche o accampamenti di pompaggio, poiché la vera linfa dell’umanità è ora il petrolio, il carburante. Max ha poco e nulla da spartire con questa esistenza, è stato costretto a crescere come un barbaro per sopravvivere ma dentro, nell’animo profondo, è ancora umano, fragile, legato a un passato di affetti familiari, di gioie quotidiane, di normalità e solidarietà verso gli altri. Adesso però tutto è annebbiato, nelle vene scorre solo sete di vendetta, e il cattivo di turno da annientare è Lord Scrotus, violento signore del gas. La sceneggiatura, è fuor di dubbio, non ha molte cose da dire; è una semplice linea retta, abbozzata, tirata sul foglio per farci orientare, per darci una direzione. Di conseguenza anche i dialoghi non brillano di luce propria, ad eccezione delle parole del misterioso Griffa, a metà fra personaggio reale e allucinazione che mantiene vivo il legame con il nostro passato e la nostra essenza. È ben chiaro che i punti di forza del titolo siano altrove.

Mad Max

Mad Max, il gameplay

Chi infatti ama le esperienze free roaming ed essere abbandonato in un mondo di gioco privo di binari, nel quale può passare ore e ore di gameplay a cercare materiali, a guerreggiare con i disperati che bazzicano le strade e collezionare oggetti più e meno rari ha pane per i suoi denti. Le missioni principali funzionano infatti solo da tramite fra tutto ciò che possiamo e vogliamo fare, non esiste il discorso di partire da un punto A per passare a B e poi C; bisogna tenere in conto che fra un punto A e B sicuramente incappiamo in X, Y e Z, ritrovandoci a fare cose per nulla in programma, a scoprire luoghi sconosciuti, a svelare missioni che non avevamo in nessuna lista. Inoltre, come ricordavamo appena sopra, ogni bene di prima necessità scarseggia, sta a noi cercarlo per continuare a sopravvivere, a potenziare armamenti, veicoli ed equipaggiamenti.

Ripristinare l’energia significa bere dalla nostra sola borraccia, da riempire con qualsiasi goccia di acqua si trovi in giro, oppure divorare con avidità larve dai cadaveri e scatolette per cani abbandonate negli accampamenti. Anche la benzina per alimentare la nostra Magnum Opus va cercata nelle rare taniche di benzina sparse nel deserto, non esistono certo distributori di carburante (a meno che non riusciate a costruire i progetti di Jeet). Stiamo parlando degli aspetti più simulativi, come scandagliare il paesaggio con le mongolfiere per marcare luoghi sensibili della mappa; nulla è automatico, ma va costruito pian piano con estrema pazienza. Un meccanismo rischioso, è vero, che può annoiare molti giocatori dal grilletto facile e la poca pazienza, ma che al contrario fa letteralmente godere gli appassionati di quegli open world che lasciano al giocatore il compito di costruire la sua storia in-game quotidiana senza guardare continuamente l’orologio.

Mad Max

Parlando invece della parte più arcade di Mad Max entrano in gioco il combat system e gli innumerevoli veicoli disponibili, che hanno il delicato compito di divertire e intrattenere. Per quanto riguarda il primo ci avviciniamo moltissimo al modello della serie Batman Arkham, seppur più semplice e con meno gadget da sfruttare; attacco, parata, schivata, attacco speciale, arma da mischia, attacco caricato, mossa finale con tanto di animazione ad hoc, niente di più lineare. Un sistema gestito piuttosto bene e supportato da un comparto audio ottimo, gli effetti sonori legati ai pugni e ai calci fanno infatti venire voglia di darne di nuovi e di completare combo complesse.

La vera chicca della produzione sono però gli scontri stradali: abbiamo svariate auto da rubare e sviluppare per affrontare altri veicoli a suon di sportellate, colpi bassi e infimi, armi, spuntoni, accelerate repentine e chi più ne ha più ne metta, visto che la nostra fantasia ha sempre un ruolo importante. Da segnalare anche una buona intelligenza artificiale dei nemici, che sanno quando attaccare oppure battere in ritirata. Nonostante la fisica dei combattimenti da sala giochi, è bello vedere come le macchine siano sensibili al terreno e restino impantanate – ad esempio – nella melma di alcune zone, oppure osservare il povero Max zoppicare dopo una caduta dalla media altezza o lasciare le sue impronte ovunque. Tutti elementi legati a doppio filo con l’aspetto visivo.

Mad Max

Mad Max mostra muscoli robusti anche in campo grafico, non solo nel design del protagonista. Pulviscolo, luce dinamica, il vento che accarezza e alza la sabbia con violenza (e che si attacca spesso allo schermo come su un parabrezza), tempeste di polvere e textures ben definite, con il valore aggiunto di un ciclo giorno/notte davvero ben bilanciato e un cielo quasi sempre fotorealistico, diciamo che manca all’appello davvero poco. Non saranno rari i momenti in cui vi verrà voglia di fermare l’auto per ammirare l’alba o il tramonto (e magari aprire la modalità fotocamera), oppure di alzare il braccio sugli occhi per evitare che la sabbia entri copiosa nei bulbi oculari.

Caratteristiche che aumentano il realismo di un non-luogo di per se suggestivo e ricco di contrasti, uno su tutti la bellezza eterna e pura della volta celeste in netta contrapposizione con il territorio arido e sconfortante. Creare un mondo di gioco sterminato e dall’ottima grafica significa però spesso incappare in grossi problemi di framerate, basta citare The Witcher 3: Wild Hunt e la scarsa ottimizzazione eseguita da CD Projekt RED, che ancora combatte con nuove patches a mesi dal rilascio. Da questo punto di vista i ragazzi di Avalanche possono dormire sonni più che tranquilli, poiché il gioco risulta molto fluido, piacevole, e raramente soffre di cali vistosi e percettibili. Anche i tempi di caricamento iniziali sono veloci e quasi azzerati all’interno del gioco.

Mad Max

Fanno storcere il naso solo alcuni dettagli di interazione con gli oggetti del mondo di gioco, Max può infatti scalare e salire solo su punti predefiniti, il salto è nel 90% dei casi del tutto inutile. Capita così che ci si ritrovi incastrati di fronte a scalini minuscoli, oppure a mirare con il fucile e a fermarsi di colpo, poiché non si può prendere la mira camminando come qualsiasi FPS o adventure game che si rispetti. Parliamo comunque di un ottimo prodotto, capace di mescolare perfettamente un’anima arcade e un’altra più simulativa, un’impronta action a una più esplorativa, di raccontare e allo stesso tempo lasciare che il giocatore detti i tempi della sua storia. Tutto ottimamente incastonato nell’universo affascinante della serie Mad Max, che fra le sue pieghe scanzonate e trucide conserva un messaggio attuale, mettendoci in guardia dalla sfrontatezza e prepotenza dell’umanità.

PANORAMICA DELLE RECENSIONI

Grafica
8
Sceneggiatura
6
Gameplay
7
Controllo
7
Longevità
7

Sommario

Un ottimo prodotto, capace di mescolare perfettamente un’anima arcade e un’altra più simulativa, un’impronta action a una più esplorativa, di raccontare e allo stesso tempo lasciare che il giocatore detti i tempi della sua storia.
Aurelio Vindigni Ricca
Fotografo, redattore e managing editor sul web, grande appassionato di cinema, automobili e tech enthusiast della peggior specie. Sulle dita porto i calli del basso ma non disdegno affatto la chitarra acustica. Mi piacciono i temporali e le biografie che si prendono poco sul serio.
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Un ottimo prodotto, capace di mescolare perfettamente un’anima arcade e un’altra più simulativa, un’impronta action a una più esplorativa, di raccontare e allo stesso tempo lasciare che il giocatore detti i tempi della sua storia.Mad Max, la recensione: soli contro il Grande Nulla
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