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The Nioh Collection, la recensione PS5

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The Nioh Collection, la recensione PS5

Una collezione d’autore quella di The Nioh Collection, titolo della nostra recensione in esclusiva per console PS5. Koei Tecmo e Team Ninja celebrano uno dei loro franchise, forse quello che li ha resi più famosi dopo Ninja Gaiden. Una saga che ha attraversato tutto l’arco di vita della ehi fu PS4, raccogliendo consensi da ogni angolo del mondo. La formula magica del gameplay trova la sua riuscita nel “mediare” i soulslike con gli hack’n’slash, senza, però, scadere troppo nell’uno e nell’altro. Sony, approfitta dell’arrivo della sua nuova console per rispolverare questo classico.

Ovviamente, tutto viene revisionato per accogliere le nuove feature presenti in PS5. Ci si accorge degli enormi miglioramenti non tanto con il secondo capitolo di Nioh, quello uscito nel 2020. Il meglio di questa Remastered lo vediamo con la prima iterazione di questa saga, apparsa su PS4 nel lontano 2017. Con essa si possono apprezzare al meglio i 4K e il supporto a 120 fps. Il tutto, per essere goduto appieno, deve viaggiare di pari passo con un dispositivo video idoneo, in grado di rendere al meglio questi due nuovi standard qualitativi.

the Nioh Remastered 1|2 Collection recensione ps5

Al resto ci pensa il Dual Sense e l’Audio 3D, che rendono “più sentita” l’esperienza generale di gioco. Anche se, a conti fatti, non riescono a spiccare rispetto al notevole miglioramento grafico apportato in questa Collection. Non vogliamo rovinarvi la festa, ma si sa, quando arriva una versione Recap vuol dire che siamo arrivati ai saluti. Koei Tecmo e Team Ninja, con The Nioh Collection intendono salutare tutti i loro fan. Questa saga è cresciuta con loro, ma soprattutto grazie a loro. Lo sviluppo del primo Nioh, in particolare, è stato molto travagliato ed è durato ben 13 anni, passando tra beta e demo. Il feedback degli utenti è stato fondamentale e i dev lo hanno sempre messo al primo posto in tutte le loro scelte di progettazione.

È, quindi, questo un addio, ma anche un grande e doveroso grazie. E con questo ringraziamento che diamo il via alle danze, lasciandovi alla nostra recensione di The Nioh Collection, titolo in esclusiva per la nuova console PS5.

Una veste grafica “nuova”

La next gen mette a disposizione degli sviluppatori nuove ed interessanti feature, anche se alla fine la cosa che più conta è sempre e solo la grafica. Paradossalmente ci si rende conto di questo improvement di nuova generazione, più con le remastered che con le nuove uscite. Semplice, visto che si ragiona per termini di paragone. Cosa che è avvenuta anche per The Nioh Collection, forte della potenza grafica della nuova PS5.

Non parleremo, quindi, dei soliti aspetti come storia e gameplay, anche perché già affrontati nelle nostre precedenti recensioni di Nioh 1 e Nioh 2. A livello contenutistico, infatti, nulla è cambiato se non per la presenza di tutti i DLC sinora rilasciati (in aggiunta alle edizioni Standard del gioco). Le meccaniche di gioco e i controlli ereditano l’ultima impostazione fornita dal team di sviluppo. Eccezion fatta per il feedback aptico e i trigger adattivi. Anche se, onestamente parlando, non influenzano moltissimo l’esperienza generale di gioco.

the Nioh Remastered 1|2 Collection recensione ps5

Quello che, invece, “salta all’occhio” è l’importante miglioramento grafico generale. Anche in questo caso, occorre premettere un grande “però”. Non vi nascondiamo che il nostro stupore è stato più “vivo” con la Remastered del primo capitolo di Nioh. Il secondo capitolo, quello uscito su PS4 lo scorso anno, aveva già un livello grafico che non passava di certo inosservato, forte anche della presenza di PS4 Pro.

Sarà per la nostra vena nostalgica, o per il semplice fatto che il gioco del 2017 aveva delle limitazioni grafiche evidenti. Sta di fatto che sembra di giocare ad un nuovo Nioh. Vedere la pioggia che scorre tra le pietre della pavimentazione del castello inglese ci ha fatto sussultare. La gestione dell’illuminazione è magistrale, aspetto che non spiccava nel primo capitolo di questa saga. E poi, la sequenza dell’allenamento, quella all’ombra dei fiori di ciliegio…basta, dobbiamo fermarci qui.

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Gli sviluppatori, cavalcando il trend del momento, introducono una nuova feature, non presente in entrambi i capitoli. Stiamo parlando della modalità fotografica, estremamente cara a chi vi scrive. Non vi nascondo, è qui mi prendo il momento da protagonista, che rispetto agli ultimi giochi, la photo-mode inserita eccelle per qualità di risoluzione.

Tutti gli scatti presenti in questa recensione sono stati catturati utilizzando questa modalità. Il soggetto è sempre lui, il mitico pirata irlandese William Adams (personaggio a me molto caro, ndr).

La nuova generazione comincia dalla vecchia

L’attuale pandemia ha colpito pesantemente l’industria produttiva videoludica, sia a livello hardware che software. Trovare una console di nuova generazione è praticamente impossibile, e questa situazione sembra destinata a protrarsi per buona parte del 2021. Dall’altra parte della barricata ci sono gli sviluppatori che, tra personale ridotto e smart working, tenta lo stesso di seguire la roadmap per arrivare al lancio.

I primi rinvii sono già arrivati, e qualcuno anche bello pesante. Fortunatamente The Nioh Collection ha mantenuto la promessa, arrivando nelle mani dei pochi fortunati possessori di PS5.

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Premesso che tutto questo ragionamento prescinde sempre dalla qualità del vostro supporto TV, la nostra sensazione “a pelle” è stata quella di giocare a qualcosa di nuovo. Non vi nascondiamo che non eravamo convinti del tutto dell’arrivo di questa Remastered. In verità, non lo siamo mai quando si parla di riattualizzare un gioco “nato e vissuto” in un’epoca diversa da quella attuale. Figuriamoci, poi, con un titolo uscito lo scorso anno. Ci siamo detti “Chissa cosa ci sarà di tanto diverso?”.

Entrambi i Nioh ce li eravamo divorati in termini di ore di gioco, e non avevamo stimoli per ritornare nel giappone feudale firmato soulslike. Eppure quei 4K e i 120 fps ci hanno fatto ingolosire, accorgendoci poi che questi due erano solo le ciliegine sulla torta. Una torta che ci siamo nuovamente divorati. Questa edizione, rispetto alle versioni Standard dei giochi, porta con se i sei DLC usciti, 3 per ciascun capitolo della saga. Oltre a questi, ci sono delle armature esclusive, utili per mettere su una build aggressiva sin da subito.

the Nioh Remastered 1|2 Collection recensione ps5

La formula non è cambiata di una virgola. Il Dual Sense è in grado di esaltare il giusto mix arcade/soulslike rimesso a nuovo in The Nioh Collection. Il secondo capitolo è molto più difficile del primo, su questo non ci piove. Le avventure del pirata dai capelli d’argento non sono, di certo, una passeggiata ma rievocano molto le gesta del ninja Ryu Hayabusa.

Non è un mistero, infatti, che il protagonista del gioco, nelle primissime intenzioni dei dev, doveva essere un ninja e non un samurai. La storia, poi, è divenuta leggenda.

the Nioh Remastered 1|2 Collection recensione ps5

Il commento

E siamo giunti alla conclusione di questa nostra recensione The Nioh Collection, ultima grande esclusiva per console PS5. La nuova generazione di casa Sony, accoglie questa edizione che suona come ultimo saluto verso i fan. Koei Tecmo, Kou Shibusawa e Team Ninja celebrano quella che possiamo definire la loro saga più fortunata, apportando delle migliorie che non passano inosservate.

I 4K e i 120 fps si godono solo con dei supporti TV idonei, ma il miglioramento grafico è tangibile. Il gameplay generale è rimasto lo stesso di quello delle edizioni originali, con un offerta contenutistica che migliora solo con la Complete Edition. Le meccaniche di gioco sono quelle che hanno fatto innamorare i fan della saga, con il Dual Sense in grado di valorizzare alcuni aspetti particolari. L’Audio 3D, se siete Pulse 3D-muniti, si sente eccome.

Spicca su tutti il miglioramento grafico generale del gioco. Questo lo si vede più con la remastered delle avventure di William, motivo per cui abbiamo scelto di celebrare questo primo capitolo della saga. E poi dovete anche capire che, in fondo, anche noi, oltre ad essere dei gamer, siamo pur sempre dei fan. 

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